GIOVANI E COVID-19: EMOZIONI UNIVERSITARIE
In questo numero dell’inchiesta della Fondazione Bellisario sui giovani e le loro emozioni in periodo di pandemia, abbiamo dato voce agli studenti universitari.
In questo numero dell’inchiesta della Fondazione Bellisario sui giovani e le loro emozioni in periodo di pandemia, abbiamo dato voce agli studenti universitari.
Los Angeles, 27 Febbraio 2020. Si è appena chiuso il più importante congresso internazionale di patologia, con un nuovo formato: attenzione al sociale. Parola d’ordine: diversità e inclusione.
Ulrike Raiser ci ha raccontato delle donne birmane, indiane e africane incontrate durante i suoi viaggi compiuti in autonomia alla ricerca del “non-turistico” nei cinque continenti
Non è retorica dire che per noi è sempre l’8 marzo, visto per 365 giorni l’anno ci occupiamo di donne. E allora proprio nella giornata in cui il mondo si ricorda di loro e i leader si battono il petto colpevoli, promettendo rinnovato e prodigioso impegno per raggiungere la parità, io mi chiedo se le nostre nipoti potranno sotterrare le mimose e vivere l’8 marzo come un giorno di ordinario protagonismo.
Negli ultimi decenni, la condizione femminile ha registrato importanti progressi nel nostro Paese. La parità di genere è ormai una realtà a livello legislativo. Tante sono le azioni normative a sostegno dell’eguaglianza sostanziale, tanti i traguardi raggiunti dalle donne.
L’8 marzo è il giorno in cui fare il punto sullo stato della parità di genere, nell’ambito di un impegno che ci coinvolge quotidianamente per tutta la durata dell’anno: così deve essere per coloro che hanno davvero a cuore la questione femminile.
Parlare ancora oggi di parità di genere ci fa amaramente constatare come essa non sia stata ancora raggiunta, e certo non nei livelli di compiutezza che tutti auspicheremmo.
I numeri sono impressionanti: la pandemia, lo scrivo così, provocatoriamente, è stata ed è un problema da donne. Un disastro dal punto di vista dell’occupazione femminile. Vado al sodo: oltre il 90 per cento dei lavoratori che da dicembre a oggi il lavoro non l’hanno più è donna. Tutti, praticamente. Un’ecatombe.
Su 100mila posti di lavoro persi in Italia causa COVID, 99mila sono lavori di donne. Gli omicidi scendono, i femminicidi salgono. Per essere rappresentate nel luogo della rappresentanza, il governo, bisogna ricominciare ogni volta da zero.
Il test della pandemia ci dimostra che la strada da percorrere è una sola: costruire società più sane e inclusive, individuare le radici profonde delle discriminazioni e dei divari di rappresentatività e partecipazione delle donne, lavorare assieme per colmarli.