di Lino Morgante
Parlare ancora oggi di parità di genere ci fa amaramente constatare come essa non sia stata ancora raggiunta, e certo non nei livelli di compiutezza che tutti auspicheremmo.
Anche il mondo dell’editoria e dellinformazione riflette in parte il trend che vede una prevalenza di figure maschili nei ruoli apicali, pur se la componente femminile è comunque molto presente, specie tra i giornalisti impegnati in prima linea sul territorio. Ed è certamente uno dei settori lavorativi nei quali, vista la tempistica particolarmente disagevole, appare ancor più evidente la generale carenza di strumenti compensativi che consentano alla donna lavoratrice di essere adeguatamente supportata, e di potere appieno esercitare le prerogative legate al suo ruolo, senza essere costretta a rinunce in ambito familiare o professionale.
È questo probabilmente l’obiettivo prioritario al quale puntare, per concretizzare una reale equità sociale che non deriva da semplici “quote” numeriche, ma dalla partecipazione fondata sulle effettive capacità e sulla corretta valorizzazione delle caratteristiche individuali, prescindendo finalmente da ogni differenza di genere che rischia di essere ancor più limitante.
Mi auguro dunque di non trovare più la “parità” tra le “notizie”, tra gli argomenti di drammatica attualità, ma solo tra le tematiche dell’analisi sociale storicizzata. Ciò vorrà dire che essa sarà stata compiutamente raggiunta, digerita e assimilata in tutti i contesti, così come deve essere: non straordinario risultato, ma modalità ordinaria di relazione interpersonale.
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