di Paola Tosi, Francesca Porcu e Annalisa Bovone*
In questo numero dell’inchiesta della Fondazione Bellisario sui giovani e le loro emozioni in periodo di pandemia, abbiamo dato voce agli studenti universitari.
Il loro approccio è diverso: cambiano gli obiettivi, cambia la maturità e la vita sociale e relazionale in questa fascia di età è già formata. È la fase di vita in cui si affrontano le tematiche della formazione e dell’apprendimento orientato al futuro professionale e all’accesso al mondo del lavoro.
Quali sono i loro punti di vista?
Per molti degli intervistati la didattica a distanza effettuata per l’83,3% (anche in caso di didattica “mista” pari al 16,7%) ha rappresentato l’opportunità di avere a disposizione le lezioni registrate, una maggiore facilità nella gestione degli appunti e un migliore utilizzo del tempo per la riduzione degli spostamenti.
«Ho la possibilità di guardare le lezioni comodamente da casa e anche registrate, quindi prendere gli appunti con meno fretta e meglio».
«Con la DAD si hanno dei vantaggi come riascoltare le lezioni o seguire anche se si è impossibilitati fisicamente, oltre a poter rimanere nella propria città».
Di contro, la “virtualità” ha impedito il confronto con i docenti e con i colleghi, le prove pratiche, la costruzione di una socialità e lo scambio di idee che nasce dalla convivialità quotidiana.
«Il dibattito e la presenza fisica del docente e degli studenti in aula sono elementi imprescindibili affinché la didattica sia davvero efficace».
«È venuto a mancare il confronto diretto con insegnanti e colleghi, lo stimolo mentale che la didattica in presenza fornisce e che risulta inevitabilmente svantaggiato e danneggiato dall’utilizzo di dispositivi e dalla distanza».
«Non amo la didattica a distanza, zero routine e poca motivazione!».
Cosa sentono di avere perso a livello formativo e relazionale?
«Una qualità di insegnamento e apprendimento che non può essere ricreata in DAD».
«Il confronto costante in ambito accademico, lo scambio e la condivisione quotidiana di idee, consigli ed esperienze di vita che solo una vicinanza continuativa può garantire».
«Studiare con i miei compagni, preparare gli esami insieme e condividere le esperienze».
«Dal punto di vista pratico, per i corsi di laboratorio c’è stata una forte mancanza nel confronto con gli altri studenti, fondamentale per la propria la crescita e lo studio».
«La sensazione di essere davvero all’università».
A parte il vissuto emotivo, tutto sommato positivo, la speranza è di avere accesso alle lezioni registrate e a distanza anche nel post pandemia.
Resta da comprendere e analizzare come la situazione impatti sulla fascia dei laureati e sulla ricerca e l’accesso al mondo del lavoro.
Appuntamento alla prossima Newsletter!
*Gruppo Giovani Fondazione Marisa Belilsario
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