di Cinzia Bonfrisco*
Affermare l’emancipazione economica e la parità dei diritti delle donne in Europa ha un valore strategico ed economico, una sfida tra le priorità dell’agenda dell’Unione europea. Questa constatazione è la premessa della decisione del Consiglio Europeo dei Ministri del Lavoro e degli affari sociali, dopo una attesa di circa 10 anni, di adottare un “orientamento generale” sulla proposta di legislazione dell’UE volta a migliorare l’equilibrio di genere tra gli amministratori non esecutivi delle società quotate, la cosiddetta “Women on Boards”.
Un primo passo verso un’effettiva rappresentanza delle donne sul mercato. Non a caso, nel discorso di apertura del semestre di presidenza francese dell’Unione Europea innanzi al Parlamento Europeo, il 19 gennaio 2022, il Presidente Emanuel Macron ha espresso chiaramente il suo impegno per «ridurre le disparità salariali tra le donne e uomini, per creare nuovi diritti per i lavoratori sulle piattaforme digitali, per introdurre quote per le donne nei consigli d’impresa e lottare contro ogni discriminazione».
Eppure sono ancora molte le sfide che si traducono in barriere persistenti. Spetta al Parlamento europeo l’avvio dei negoziati e l’adozione definitiva della direttiva che infrange finalmente in tutta Europa il soffitto di cristallo che condiziona le donne nel mondo del lavoro. Da parte mia ho già presentato nel gennaio 2021 una mozione di risoluzione sul vincolo, negli statuti delle società dell’Unione quotate e nelle controllate pubbliche, volto a garantire l’equilibrio di genere e di trattamento negli organi di amministrazione e di controllo. Ho potuto farlo grazie all’esperienza della Legge Golfo-Mosca approvata dal Parlamento Italiano, tra non poche difficoltà, nel 2011. La straordinaria capacità della nostra Presidente Lella Golfo di proiettare l’impegno della Fondazione sullo scenario europeo e internazionale portò al riconoscimento, da parte della Commissaria Europea e vice-presidente della Commissione Viviane Reding, dello sforzo compiuto dall’Italia, primo stato membro a dotarsi di una legge così avanzata. Angela Merkel è riuscita a promuovere, ma solo nel 2021 al Bundestag, una legge simile a quella italiana.
Grazie alla legge voluta con tenacia dalla Fondazione Bellisario l’Italia occupa i primi posti nelle classifiche europee.
Tuttavia secondo il Gender Diversity Index 2020 solo il 30,6% dei membri del consiglio e solo l’8,5% dei presidenti del consiglio sono donne. L’Italia detiene la seconda percentuale più alta di donne a capo di Consigli di Amministratori/Consigli di Sorveglianza (22%) e registra la percentuale più alta di donne nei comitati di gestione e di controllo (45%). Il dato che in Italia solo il 4% delle donne sono Ceo, contro il 33% della Norvegia, ci spinge a non considerarci ancora soddisfatte.
Il nostro lavoro quindi continua sulla strada tracciata da Lella Golfo, orgoglio nostro e dell’Italia intera, per ricordare a tutti noi che Roma è una capitale d’Europa, grazie alle sue donne.
*Europarlamentare
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