Istituito dalla presidenza canadese del 2018, il W7 rappresenta il gruppo d’impegno civile ufficiale del G7 e, a oggi, conta oltre 90 delegati da diversi Paesi del mondo che hanno il compito di emettere raccomandazioni ai leader. Dopo il W7 giapponese del 2023, e dopo il passaggio di consegne con l’Italia a gennaio, quest’anno è il nostro Paese a ospitare il Women7 in occasione della presidenza italiana del G7. Di quest’edizione italiana mi onoro di essere Presidente e insieme a me, come co-chair, ci sono Martina Rogato, Claudia Segre, Annamaria Tartaglia. Il Comitato presidenziale è composto da 12 Organizzazioni della Società Civile impegnate per l’Uguaglianza di genere e oltre 70 delegate provenienti da 42 Paesi hanno lavorato insieme a noi.
Oggi, alla Protomoteca del Campidoglio, si è aperto il Summit Women7, che conclude questi mesi di impegno e nel corso del quale abbiamo consegnato alla ministra Roccella, in rappresentanza del Governo, il Communiquè, documento di policy che racchiude le istanze del W7 come impegno verso il progresso delle pari opportunità a livello globale e che arriverà ai tavoli istituzionali del G7 (potete leggerlo qui). A inizio ottobre saremo a Matera per il G7 delle Pari Opportunità.
Prima del mio intervento, il sindaco Roberto Gualtieri, l’Assessora alle Politiche delle Sicurezza, Attività Produttive e Pari Opportunità del Comune di Roma Monica Lucarelli e dopo di me, le Ministre Roccella e Locatelli, la commissaria Europea per la Parità di Genere Helena Dalli e il messaggio del Ministro Tajani. Due giornate di ampio dibattito che si concluderanno domani con l’incontro con Elisabetta Belloni, coordinatrice delle attività del G7. Ecco alcuni stralci del mio intervento di apertura dei lavori.
Il Summit che sono felice di aprire rappresenta una tappa fondamentale in un percorso che siamo felici di aver compiuto insieme. Questi due giorni si concentreranno sulle cinque aree tematiche individuate: lavoro; empowerment economico e finanziario; violenza di genere, giustizia climatica, pace e sicurezza. Insieme ai due temi trasversali dell’intelligenza artificiale e delle migrazioni.
Un compito enorme che in questi mesi abbiamo affrontato con un grande senso di responsabilità, grazie a una partecipazione appassionata, competente, sfidante.
Uno dei motivi di tanto coinvolgimento è certamente da ascriversi alla presidenza italiana del G7 ma ancor di più alla prima a guida femminile per il nostro Paese
Dunque al tema dell’inclusione, il W7 italiano accompagna certamente con forza quello della leadership femminile. La presenza di donne nei ruoli decisionali è la prima garanzia di un approccio paritario ed equilibrato a tutte le grandi sfide cui siamo chiamati. E su questo fronte l’Italia, grazie anche a una legge come quella sulle quote di genere, porta in dote un’esperienza preziosa e di successo.
Era il 2017 quando, in qualità di presidente della Fondazione Marisa Bellisario, lanciavo la sfida per un G7 delle donne. Dal 2018 quell’appello è diventato realtà e l’obiettivo del W7 è garantire che i leader adottino impegni politici e finanziari concreti che portino a un impatto tangibile, duraturo e trasformativo sulla vita delle donne e delle ragazze ovunque. Nel 2021, la presidenza italiana del W20, cui come Fondazione abbiamo dato il nostro contributo, ha segnato un cambio di passo importante: la parità come sfida, oltre il concetto di inclusione. Il mio augurio è che il W7 a guida italiana non solo prosegua sulla buona strada tracciata sin ora ma dia alla parità di genere la centralità che esige.
Un tema trasversale a tutte le politiche e le azioni dei governi. Le sfide del lavoro, della natalità, del digitale, dell’ambiente, della salute. La sfida della violenza di genere. Sono questioni globali che richiedono un approccio condiviso e partecipato, una direzione netta e senza tentennamenti, una scelta politica chiara. L’Onu indica 6 transizioni “chiave” per lo sviluppo sostenibile: oltre a energia e ambiente ci sono istruzione, protezione sociale, occupazione e digitalizzazione. La parità di genere viene considerata il “12esimo” obiettivo trasversale.
Questa è la visione, che deve coinvolgere tutti gli stati in un clima di stretta collaborazione affinché i modelli virtuosi possano essere condivisi ed esportati verso un unico obiettivo di parità diffusa. E il W7 rappresenta il tentativo riuscito di dialogo tra società civile e politica unite dal desiderio di costruire un futuro pacifico, equo e sostenibile. Che non lasci indietro nessuno.
Da quando i temi delle pari opportunità sono entrati ufficialmente nei consessi mondiali, tanto è cambiato. La pandemia prima, oggi due conflitti che mettono in serio pericolo gli equilibri geopolitici globali e nel mentre transizioni cruciali – climatica, tecnologica, demografica – che sfidano la tenuta delle moderne democrazie. E purtroppo in tutti i contesti di crisi, di cambiamento, di guerra, la conquista più fragile da preservare è sempre quella della parità. Le donne sono le prime vittime delle guerre e delle disuguaglianze. E allo stesso tempo, sono le più convinte fautrici e sostenitrici di un futuro di pace e sostenibilità.
Impossibile non pensare alle donne ucraine. Alle iraniane e afghane che da anni lottano contro regimi liberticidi per affermare diritti che a noi sembrano scontati. La convivenza pacifica tra popoli e religioni diverse passa anche e soprattutto dall’impegno determinato e generoso delle donne, in tutto il mondo. Il nostro lavoro, consentitemi di dire, è dedicato anche a loro. La nostra responsabilità è anche nei loro confronti. “Donna, vita, libertà” è un grido e anche un monito. Per proseguire sulla strada tracciata e tendere la mano a chi oggi, in tutto il mondo, mette a repentaglio la propria vita, spesso perdendola, per affermare il diritto alla libertà, all’autodeterminazione, alla parità.
Grazie e buon lavoro
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