di Valentina Ambrosio*
Si parla tanto di violenza di genere, violenza contro le donne. In particolare quest’anno l’argomento sembra quasi una costante tra le notizie diffuse tra media, social e mezzi di informazione di varia natura. Sembra quasi che il nostro Paese, ma purtroppo mi sento di estendere il concetto a buona parte del mondo, si sia oramai abituato a fare i conti con questa vera e propria piaga sociale.
Ma quello che ci viene riferito, a mio avviso (e credo di non essere troppo lontana dalla realtà) è solo la punta di un iceberg decisamente enorme.
Violenza di genere, violenza contro le donne. Con questa parola si pensa inevitabilmente a tutto ciò che lascia segni evidenti sul corpo. Muore una donna per mano del proprio compagno e il conto viene aggiornato. Ma quante donne, a furia di sentirsi dire che non valgono nulla o offese in pubblico per qualche gesto definito “non gradito” dal proprio compagno, si ammalano, si logorano, fino a morire per qualche patologia divenuta cronica e terminale.
Nessuno mette nel conto queste donne.
Quante donne si vedono costrette a lasciare il lavoro per riuscire ad accudire i figli, spesso, su suggerimento proprio del loro stesso padre. Poi però, qualcosa cambia e quella che sembrava una relazione normale si trasforma in un incubo dal quale sembra impossibile svegliarsi. Le giornate diventano la scusa per prendere confidenza con la solitudine e con gli insulti, con offese gratuite e conti alla rovescia sperando che un altro giorno passi indenne. Cercando sempre di mantenere il sorriso davanti a quei figli che troppo spesso assistono a tutto questo fingendo una inconsapevolezza che in realtà ha già colpito il loro cuore, la loro mente e i loro ricordi futuri. E per un attimo quella donna prova a pensare di prendere in mano la propria vita ma poi si rende subito conto che non può andare da nessuna parte, non può fare proprio nulla, non può sfuggire a quel destino oramai segnato dall’assoluta dipendenza economica dal suo stesso aguzzino.
Quale futuro può avere una donna che non è in grado di sostenere economicamente il distacco da un compagno che, di fatto, l’ha resa schiava del suo stesso amore per quella famiglia nella quale ha creduto così tanto da dedicargli tutta sé stessa. Così, quella donna, torna subito sui suoi passi e ritorna a contare i minuti che la separano da un’altra lunga notte che la accompagnerà ad un nuovo giorno che, di nuovo, alla fine non ha proprio nulla. E in poco tempo quella donna diventerà un’altra vittima, silenziosa, di una strage quotidiana che si nasconde tra tante, troppe, realtà del nostro Belpaese.
Violenza di genere, violenza contro le donne. Nessuno mette in conto queste donne. Ma se i conti si facessero per davvero?
*Avvocato e musicista
Ovviamente più che d’accordo
Ogni mio discorso che faccio, alle sorelle, alle amiche, alle colleghe ed alle donne di tutto il mondo quando salgo sui palchi a parlare, parte dell’indipendenza economica, quella deve essere al primo posto!!!