Fondazione Marisa Bellisario

UN’OCCASIONE PER NON SMARRIRE I SAPERI ARTIGIANALI

di Marina Terragni*

Mala tempora sul fronte internazionale, elezioni europee alle porte: rischia di passare inosservata o sottovalutata una bella legge entrata in vigore pochi giorni prima della fine del 2023, legge che apre interessanti orizzonti anche – ma non solo – per l’imprenditoria femminile. E scommettendo sulla fecondità della bellezza disegna un potente contro-scenario rispetto alle immagini di distruzione con cui facciamo i conti ogni giorno.

La legge 206/2023 sul Made in Italy (Disposizioni organiche per la valorizzazione, la promozione e la tutela del made in Italy) nasce con l’intento di sostenere lo sviluppo e la modernizzazione dei processi produttivi dell’eccellenza italiana in tutte le sue articolazioni, dall’agroalimentare all’alto artigianato. Non si tratta solo di contrastare l’odioso fenomeno dell’italian sounding (il famoso Parmesan, esempio di contraffazione tra i più celebri) ma anche e soprattutto di lanciare una definitiva scommessa sull’unicum della creatività italiana, con un approccio sistemico che si esprime in un disegno organico e strutturato.

La legge si articola in 6 titoli: “Principi e obiettivi”, “Crescita e consolidamento delle filiere strategiche nazionali”, disposizioni in materia di “Istruzione e formazione”, “Misure di promozione”, “Tutela dei prodotti made in Italy”, “Disposizioni finali”.

L’intento è quello di valorizzare le produzioni d’eccellenza, le bellezze storico artistiche e anche le radici culturali nazionali in una prospettiva di crescita economica che comprende ovviamente anche il settore del turismo, con un recupero delle tradizioni e una valorizzazione di mestieri antichi a rischio di estinzione.

Le amministrazioni locali che presidiano i territori in tutta la loro straordinaria biodiversità hanno un ruolo decisivo nell’applicazione della legge e sono tenute ad assicurare i principi di sostenibilità ambientale, digitalizzazione e innovazione ecologica.

La norma, come dicevamo, parla anche di inclusione sociale e di valorizzazione del lavoro femminile e giovanile. Vediamone i punti salienti.

Insieme alla Giornata nazionale del Made in Italy – il 15 aprile di ogni anno – per favorire la sensibilizzazione e l’“autocoscienza” di cittadini e cittadini soprattutto giovani riguardo alla creatività e alle eccellenze italiane, viene istituito un Fondo Nazionale del Made in Italy (Fondo sovrano) partecipato dal MEF e aperto alla partecipazione di fondi di investimento e altri soggetti, con la missione di investire nelle filiere dei settori strategici; nasce il liceo del Made in Italy per promuovere le conoscenze, le abilità e le competenze connesse, con l’auspicio di riuscire ad avviare la prima classe già per l’anno scolastico 2024/2025; si istituisce anche il “Contrassegno per il made in Italy” per tutelare la proprietà intellettuale e commerciale dei beni prodotti nel territorio nazionale e contrastare la falsificazione; si sostengono i marchi storici – registrati da almeno 50 anni – subentrando con il Ministero delle Imprese nella titolarità del marchio qualora le aziende intendano cessare l’attività; si avvia un registro delle Associazioni nazionali delle Città Identità, realtà territoriali con produzioni agricole di pregio.

Ma si riserva attenzione anche alla comprovata sensibilità femminile per la produzione del bello-e-buono (kalòs kai agathòs), dall’agricoltura alla ceramica e al tessile, con il proposito di incentivarla riservando risorse finanziarie dedicate ai progetti di autoimprenditorialità o di sviluppo d’impresa, sostenendoli nell’accesso al credito e prevedendo la costituzione di una riserva proprio in favore di imprese a esclusiva o prevalente partecipazione femminile.

Che si tratti di filiera del legno, di oli vergini o di fibre tessili naturali, di moda, di ceramica, di imprese culturali e creative, di turismo o di ristorazione in Italia o all’estero (con certificazione “ristorante italiano nel mondo”) il momento è propizio per tirare fuori i sogni dal cassetto e farne con maestria femminile progetti sostenibili e di successo.

Io per esempio – confidenza tra amiche – ormai da tanto tempo penso alle regioni del nostro Sud, alla ricchezza di una tradizione artigianale e della bellezza che resta un tesoro ancora quasi intatto e inesplorato, a certe ceramiche siciliane, agli ozaturi della Sila calabrese, magnifiche coperte-arazzo realizzate con antichi telai. E al rischio che alle molte preziose produzioni già andate perdute se ne aggiungano altre, sulla via per smarrirsi: forse siamo ancora in tempo per rivitalizzarle e modernizzarle senza tradirne l’autenticità.

Sarà necessario assicurare la massima raggiungibilità alle misure istituite dalla legge, con “sportelli” aperti a livello territoriale e una riduzione al minimo dei passaggi necessari per poter accedere a risorse e sostegni, pur garantendo l’assoluta trasparenza. Come sappiamo la burocrazia nel nostro Paese riesce a soffocare anche – e forse soprattutto – le idee e le intuizioni più brillanti.

A questo rischio vanno dedicate molte attenzioni.

*Giornalista

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1 commento su “UN’OCCASIONE PER NON SMARRIRE I SAPERI ARTIGIANALI”

  1. Molto interessante !!
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