Fondazione Marisa Bellisario

COVID: L’EMERGENZA SOCIALE E FAMILIARE

di Paola Balducci*

L’emergenza coronavirus non colpisce solo la salute. Le restrizioni anti-contagio e, in particolare il lockdown, stanno mettendo a dura prova la tenuta della famiglia italiana: si può parlare di una vera e propria emergenza sociale, anzi familiare, in aggiunta a quella economica assolutamente tangibile.

Nel 2020 si assiste a un aumento delle richieste di separazione – circa il 60% – in più rispetto al 2019. La convivenza forzata diviene fonte dei principali problemi che esistono all’interno di una coppia e fa emergere criticità di famiglie che diversamente avrebbero tenuto all’oscuro i cosiddetti “fantasmi domestici”. Tutto si amplifica: i tempi più dilatati evidenziano le spaccature prima non evidenti legate al tema del lavoro, a quello dei figli, a quello della scuola che ha dovuto varcare necessariamente la nuova frontiera della didattica a distanza. L’esplosione emotiva è certa, così come il desiderio di allontanamento e la richiesta di separazione per chi può affrontare l’onere di una causa.

La donna si sente inadeguata a gestire il ruolo di lavoratrice, moglie e madre. Si estende il divario tra Nord e Sud, dove il lavoro femminile o non c’è o è sottopagato, e spesso “in nero”. L’isolamento forzato amplifica il fenomeno della violenza in famiglia di cui molto spesso i figli sono vittime secondarie, per di più silenti. Manca la scuola, mancano i rapporti con i coetanei.

Fra l’agosto 2019 e il luglio 2020 si è registrato un incremento del numero dei procedimenti iscritti per il reato di maltrattamenti contro familiari e conviventi, passato da 36.539 a 40.726. Molti sono i cosiddetti reati spia: stalking, maltrattamenti contro familiari e conviventi, violenza sessuale e i delitti potenzialmente riconducibili a liti familiari tra cui minacce, lesioni personali e percosse, con specifico riguardo a quelli consumati in ambito domestico.

Le richieste di aiuto delle vittime di atti persecutori, e non solo, sono cresciute in maniera esponenziale, se paragonate a quelle dell’anno precedente.

Le donne vivono un vero e proprio dramma: la casa non protegge, anzi, diviene il luogo in cui si consumano tali eventi ed emergono tali problematicità e le difficoltà ad avere contatti con il mondo esterno, per ottenere un aiuto concreto, si moltiplicano. Tutte queste dinamiche si ripercuotono, inevitabilmente, sui più giovani, vittime quotidiane di una mancata socialità e spettatori inerti delle violenze domestiche.

L’auspicio è che riflessioni come questa contribuiscano a supportare quel percorso di crescita culturale che, iniziando proprio dalla conoscenza, attraverso la consapevolezza, possa tramutarsi in riscatto morale e civile.

*Avvocato e Docente LUISS

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