Di Mariantonietta Amoroso*
Smartphone, tablet, pc in questo periodo storico sono stati un’opportunità e una necessità per i ragazzi: per continuare l’attività didattica a distanza, per mantenere relazioni, per condividere ed elaborare timori, per ricercare soluzioni.
I “nativi digitali” si confrontano giornalmente con la grande rete globale di comunicazione di Internet che fornisce l’accesso a tantissimi servizi e contenuti. La nuova cultura digitale è una grande opportunità che annulla le distanze, accorcia i tempi, rende sempre presenti ed è un aiuto prezioso nel campo lavorativo. Internet è per tutti – e in particolar modo per i giovani – musica, gioco, ricerca, immagini, commercio, notizie. È il motore di ricerca dell’Amicizia o un modo per eludere la noia, come se non si fosse contenti di ritrovarsi a tu per tu con se stessi, come se la propria identità fosse un po’ liquida e gli altri facessero da contenitore, da garanzia e conferma della propria solidità interiore.
La rete è conoscenza, ma è anche la sfida o CHALLENGE, termine che richiama il mondo dei comportamenti a rischio, che in modo diretto indiretto mettono a repentaglio il benessere psicologico e sociale della persona. La funzione di queste sfide è creare un’identità attraverso la sperimentazione di sé, esercitare il controllo, esplorare le sensazioni, creare una relazione.
È importante tener presente che l’età condiziona il comportamento, perché c’è un’età di vulnerabilità neurobiologica e psicologica. Il cervello, infatti, cambia continuamente: le zone deputate alla razionalità maturano attorno ai 25 anni e la prevalenza dei comportamenti a rischio nei ragazzi è facilmente spiegabile con l’immaturità di alcune regioni cerebrali, in particolare con lo scarso controllo delle regioni corticali frontali sugli impulsi primari. Si può dunque comprendere che non è un problema di “fiducia”. Meglio vederci chiaro e conoscere le dinamiche che sottendono le scelte “virtuali “ dei propri figli, i nuovi valori e disvalori.
Occorre dunque, proteggere o fornire “le difese immunitarie”?
Non bastano i controlli, le regole, le punizioni, le limitazioni. La questione s’inserisce nelle dinamiche evolutive dei preadolescenti di oggi e non si risolve il problema solo proibendo o con strumenti tecnici. Occorre insistere sui fattori di protezione e sullo sviluppo delle abilità o delle skills. Occorre una vera e propria EDUCAZIONE DIGITALE, partendo dagli adulti, sostenuti nel “principio di autorità” che è costitutivo della personalità e condizione per lo sviluppo del minore. La relazione con l’adulto, infatti, dovrà perdere il carattere di simmetria che costringe l’adulto a situazioni di non controllo. Occorre imparare a dire di NO, motivando e facendo anche ricorso alle neuroscienze con l’ipotesi di un “marcatore somatico”.
*Dirigente Psicologa Psicoterapeuta cognitivo comportamentale, esperta in Dipendenze Patologiche ASM, Vice Presidente dell’Ordine degli Psicologi di Basilicata
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