Fondazione Marisa Bellisario

TANTA TELA DA TESSERE PER L’ARAZZO DEL NOSTRO FUTURO

di Luca Josi*

Cara Lella, e care tutte che avete vinto.

Trentacinque anni dopo la nascita della Fondazione lo si può riconoscere e constatare, non per retorica, ma per riscontro notarile della realtà.

Trentacinque anni dopo il vostro inizio, una sequela di eventi epocali e apicali fotografano questo successo.

Ci sono due donne alla guida dei due principali partiti italiani: una presiede il governo del Paese e l’altra ne rappresenta l’opposizione. Sommando le loro età, non si fa un secolo tondo ma un numero poco superiore agli 80 anni (per coloro che non sono appassionati di numeri, statistiche e nemmeno di generi, leggano tutto ciò come vogliono ma, nel mattinale della sintesi, la storia al 2023 è questa).

Certo, in un mondo tutt’altro che perfetto, perché dominato da esseri umani imperfetti, non esistono certezza su cui sedersi.

Tutto bene dunque? Insomma. La terra sembra un po’ in disordine e gli indicatori del cruscotto del pianeta qualche segnale di preoccupazione lo riconsegnano.

Scopriamo così di avere un’idea un po’ imprecisa della pace. La desideriamo tutti – ci mancherebbe altro! – ma siamo un po’ confusi su come alimentarla, mantenerla o ristabilirla; non perdiamo una certa bellicosità verbale che poi si stempera nella pratica dimostrando che in un mondo di buone intenzioni rimaniamo virtuosissimi (lo siamo un po’ meno nella prassi). In sostanza: donne, uomini, bambini, se vi trovate in una condizione di emergenza, schiacciati e umiliati da un sopruso o dalla violenza, non chiedete soluzioni da queste parti; qui rimaniamo più affidabili sulle chiacchiere di principio che sulla pratica delle soluzioni.

Non è però che stiamo peggiorando. Non credo. Viviamo solo in un mondo capace di monitorare con più precisione quanto parole e azioni siano distanti tra loro.

Questo, a differenza del passato, è un mondo con meno scuse, un luogo in cui informarsi e conoscere le condizioni del nostro coinquilino della terra, vicino o lontano, è sempre più semplice. Così conviviamo con le nostre piccole e grandi schizofrenie: vestiamo spesso abiti o usiamo device, prodotti a diritti zero, ma siamo politicamente correttissimi e a indignazione variabile. Schizofrenici sì, ma assai civili.

D’oltre parte la nostra società capovolta dichiara di essere capace di raffinatissimi distinguo filosofici, ma fatica a tenere in ordine una strada (e non si capisce quindi perché dovrebbe saper tenere pulite e solide cose un poco più complesse, tipo un bilancio).

Una nuova società che mentre affina le sue diversità e le sue aperture a un mondo nuovo e inclusivo perde la capacità di realizzare un’istruzione che si definisca tale o rende, quel dettaglio dell’esistenza che è la gestione dell’infanzia e la sua formazione, un programma più velleitario di qualunque imminente riconversione energetica. Tutto giusto e tutto bello: ma se intanto non diamo alla metà del mondo la possibilità di crescere, seguire, portare nelle aziende, far vivere, per esempio in asili di prossimità, quei nati che dovrebbero continuare dopo di noi l’esistenza, la staffetta su questa terra diventa sempre più ardua.

Cose semplici e tanta tela da tessere per l’arazzo del nostro futuro.

*Imprenditore

Iscriviti alla Newsletter

4 commenti su “TANTA TELA DA TESSERE PER L’ARAZZO DEL NOSTRO FUTURO”

  1. Pingback: Betkick

  2. Pingback: miley cirus

  3. Pingback: hihuay

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Scroll to Top