Fondazione Marisa Bellisario

SUL TEMA DONNE SERVE UN’AZIONE COSTANTE, REALISTICA, CONCRETA E ONESTA

di Cristina Rossello*

Il Giappone è sempre interessante da seguire per le sue politiche di risposta alle esigenze sociali, analoghe e leggermente più proiettate rispetto a quelle del nostro Paese. Utile per le scelte da confrontare e di composizione sulle modalità di approccio alle tematiche comuni, come quelle sulla Silver Economy e sulla Womenomics, anche per le “esasperazioni” di certe soluzioni e proposte. Sarà interessante sviluppare alcuni argomenti al riguardo nei prossimi appuntamenti.

Abbiamo letto un interessante commento di Linda Laura Sabbadini al suo rientro da Tokio, dove si è concluso fra gli incontri preliminari e preparatori in aprile, il Summit del Women7 Engagement group sulla uguaglianza di genere, che ha varato le raccomandazioni per i leader la cui riunione è prevista in questo mese a Hiroshima. Ciò che Linda ci ha riportato è che è emerso un forte senso di preoccupazione, che ha pervaso l’intero Summit per la situazione mondiale, e di come ci sia l’emergenza di una strategia comune per i Paesi del G7 pervasa dall’obiettivo di garantire diversi livelli di intervento per poter progredire nella democrazia e nei nuovi assetti di ordine mondiale che vanno profilandosi. Si è parlato di una “politica estera femminista” e di una visione più avanzata dell’empowerment delle donne. Non è mai inutile a tal proposito sottolineare la fondamentale funzione che avremo noi donne al tavolo dei decisori. Quel che è certo è che non ci vuole un Summit mondiale per constatare che nel pandemico e nel bellico attuale le donne hanno svolto e svolgono un ruolo fondamentale, non solo per il settore sanitario, in cui sono state prevalentemente occupate, ma per tutto il substrato lavorativo e fattivo sociale.

Per quanto concerne l’Italia le tematiche di particolare sensibilità le conosciamo, ma non si riusciranno ad affrontare realmente finché questi problemi, che sono di grande attenzione, resteranno solo strumenti di battaglie demagogiche di destra o di sinistra. Nuoce alla causa femminile la contrapposizione con vessilli innalzati usando il “tema delle donne” come uno stendardo per avere riconoscimenti e consenso. Il tema c’è, lo conosciamo e dobbiamo affrontarlo a tutti i livelli, sensibilizzando con un’opera onesta e costante e anche realistica, ogni governo si presenti all’orizzonte, perché siamo solo all’inizio e ci vogliono ancora molti anni di lavoro persuasivo e concreto per realizzare ciò che dovrebbe essere. Finché ci sono rivendicazioni e autocelebrazioni di parte non riusciremo a fare i progressi effettivi di cui abbiamo bisogno.

Lo abbiamo visto per il tema “pensione donne” in questi giorni. È successo in questa settimana che si è parlato della previdenza delle lavoratrici con tutta una serie di nodi che riguardano l’intera vita lavorativa delle donne con implicazioni non trascurabili di natura culturale e sociale, soffitto di cristallo, divisione tra attività lavorativa e attività di cura: queste sono, purtroppo, quelle variabili indipendenti con le quali si interfaccia la carriera lavorativa di una donna. È assolutamente vero che ancora oggi le donne guadagnano meno degli uomini, anche, in alcuni casi, a parità di funzione. Qualcosa sta sicuramente migliorando, ma c’è molto da fare con una media acclarata, mostruosamente ridotta di 1/5 per le retribuzioni medie femminili rispetto a quelle maschili. Finchè le carriere delle donne resteranno discontinue, dal momento che le stesse si trovano a dover scegliere  tra lavoro e famiglia, a differenza dei colleghi uomini, non ci sarà un reale passo in avanti. Retribuzioni più basse, vita lavorativa complessivamente meno lunga, o perché è iniziata più tardi oppure perché interrotta in alcuni periodi della vita, avanzamenti di carriera meno frequenti producono, tra le altre, una conseguenza comune: meno soldi in busta paga, meno contributi previdenziali versati e, dunque, pensioni più basse. La soluzione attraverso la misura «opzione donna» è un esempio di quanto la tematica delle politiche di genere necessiti di sforzi comuni e più maturi. Meno faticosi e più concreti. È storia che «opzione donna», nasce per la prima volta nel 2004, con il secondo Governo Berlusconi, e l’allora  Ministro del Lavoro Roberto Maroni. Basandosi sul metodo contributivo «opzione donna» ha consentito a molte donne di “andare in pensione” sì, ma con importi mensili molto bassi. La misura, una volta esaurita la fase sperimentale, è stata oggetto di successive proroghe nel corso degli anni ed è stata, da ultimo, prorogata anche da questo ultimo Governo, seppure con le modifiche e i dibattiti, purtroppo spesso demagogici, che tutti conosciamo. Certo non si può mai essere soddisfatti e bisogna sempre migliorare, ma ci vuole un atto di partenza compatibile con equilibri di finanza pubblica e leggi di bilancio che spesso devono rispondere a esigenze impreviste per aiutare famiglie e imprese. Cercare di far fronte a questi aspetti è determinante non solo per il futuro, ma anche per l’oggi.

*Parlamentare

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18 commenti su “SUL TEMA DONNE SERVE UN’AZIONE COSTANTE, REALISTICA, CONCRETA E ONESTA”

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