a cura di Andrea Cangini* e Monica Mosca**
Ogni anno di più il mondo del Web è per i giovanissimi una fonte di attrazione irresistibile. Instagram, ma anche Facebook, e Tik Tok e Twitch rappresentano per i ragazzi luoghi ideali di riferimento, addirittura “comfort zone” nelle quali non solo stazionare molte ore al giorno, ma addirittura rifugiarsi dalla realtà e dalle “vecchie” e desuete relazioni interpersonali. Il pericolo dei social network aumenta in modo inversamente proporzionale all’età: più i soggetti coinvolti sono giovani, più questa attrazione seduce e può farsi fatale.
È recentissima una sentenza inglese che entra nella storia della giurisprudenza: per la prima volta un giudice ha “condannato” i social network, complici e correi del suicidio di una quattordicenne, Molly Russell. «Molly ha visto e condiviso oltre 2.100 post legati a suicidio e autolesionismo negli ultimi sei mesi di vita: questi hanno influenzato la sua salute mentale in modo non secondario», è stato il giudizio del coroner. Sulla vicenda è intervenuto anche il principe William, puntando il dito sulla necessità di un’immediata attenzione alla salute mentale dei teenager. Il padre di Molly ha pronunciato parole da tenere a mente: «I social media sono il più cupo dei mondi. Sono un ghetto del mondo online, una volta che cadi dentro all’algoritmo non puoi sfuggirgli, continua a consigliarti più contenuti».
I pericoli sono i più svariati e hanno nomi nuovi, ma ciascuno è da conoscere e da contrastare: solo per citarne alcuni, sono lo slut-shaming, il cyberbullismo, il revenge porn, la FOMO.
Ciascun genitore si è posto almeno una volta il problema, ciascun genitore se lo è poi lasciato scivolare addosso. Così fan tutti, cosa posso farci io?
Per la prima volta nella storia dell’umanità, le nuove generazioni mostrano un quoziente di intelligenza inferiore a quello delle generazioni che le hanno precedute. Calano vertiginosamente le facoltà mentali dei più giovani, aumenta in maniera esponenziale il loro disagio psicologico. A una crescente difficoltà di concentrazione e di apprendimento, si accompagnano ansia, stress, depressione, disturbi alimentari, autolesionismo, sociopatia, aggressività, suicidi… I dati fanno impressione, sono in crescita costante e i recenti lockdown hanno contribuito a peggiorare la situazione. È l’effetto di una vita trascorsa usando social, video, chat e videogiochi. Un uso che, stimolando il cervello a rilasciare il neurotrasmettitore della sensazione del piacere, è difficile che non degeneri in abuso. Il Web come la cocaina.
Non lo dicono le vecchie zie, lo dicono gli esperti ascoltati dalla commissione Istruzione del Senato nell’ambito di un’indagine conoscitiva promossa dal senatore Andrea Cangini sul rapporto tra la tecnologia digitale e gli studenti. Forti dei propri studi e della propria esperienza diretta, psicologi, neurologi, psicoterapeuti, pedagogisti, sociologi, grafologi, linguisti ed esponenti delle forze dell’ordine hanno composto un puzzle allarmante: l’immagine di una generazione perduta. Sta a noi salvarla.
La relazione finale dell’indagine è stata votata all’unanimità dalla VII Commissione del Senato. È un inizio, ma è anche un monito. Che nessuno possa dire, un giorno: “Io non sapevo”. Ne è nato un libro, “CocaWeb, una generazione da salvare”, che riproduce i testi delle audizioni più significative e con la prefazione di Andrea Cangini inquadra il fenomeno e indica alcuni possibili interventi normativi per contenerlo. Obiettivo: regolamentare il Web e rendere responsabili i social network delle conseguenze che producono sulle persone e sulle società. Sui minori in modo particolare.
Proprio nell’anno europeo dei giovani, che è il 2022, è urgente una riflessione articolata e profonda sul mondo del web, affinché i giovanissimi non ne vengano risucchiati e non ne siano inconsapevoli vittime. È necessario un intervento corale: sul banco degli imputati ci sono tutti. Le grandi piattaforme, le istituzioni, l’informazione, le famiglie e la scuola: ciascuno di questi attori è chiamato a giocare ora – il tempo è finito – il proprio ruolo, con onestà e partecipazione. Dobbiamo farlo anche noi.
*Giornalista e scrittore
** Giornalista
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