di Teresa Ruberto*
Sono stata candidata alle ultime elezioni politiche per il rinnovo del Consiglio della Regione Calabria. Un Consiglio che si caratterizza, per la prima volta, per la presenza “rivoluzionaria” di sei donne elette, di cui cinque nella coalizione di centro destra che ha vinto le elezioni e la sesta, risultata prima dei non eletti alla carica di Presidente, nella coalizione di centro sinistra.
È stato un primo, importante banco di prova della legge sulla doppia preferenza, approvata dal precedente Consiglio Regionale, a fine legislatura, in seguito a una diffida del governo.
Da una prima analisi, si è capito che la legge è servita a inserire più candidate nelle liste, ma le elette, alla fine, hanno registrato un consenso “personale”, determinato dal proprio vissuto esperienziale o di appartenenza politica e non da voti offerti “generosamente” dai candidati uomini inseriti nella stessa lista.
La scelta di candidarmi non è stata meditata a lungo, ma nata d’istinto all’interno di un gruppo di amici. La spinta determinante, poi, mi è stata offerta da Lella Golfo, da sempre sostenitrice di una maggiore presenza femminile nelle Istituzioni e nei luoghi dove vengono prese le decisioni. Con lei, ho capito che finalmente era arrivato il momento di sdoganare il concetto di “potere” anche verso queste latitudini, cercando di dare un significato democratico, concreto, a questa parola. Perché la libertà di decisione è potere. Ed anche la libertà di rappresentare il popolo in parti uguali tra uomini e donne.
Vincere sarebbe stato difficile ma riuscire a scalfire qualche breccia, possibile. Così è stato. Il mio risultato è soddisfacente e mi ha permesso un posizionamento discreto anche in considerazione del fatto che nessun candidato della mia lista è stato eletto.
Sono state settimane intense, la fase iniziale difficile, carica di aspettative.
Tra i 21 candidati nella mia città, ero l’unica a non avere un background “politico” essendo una semplice cittadina, impegnata nel sociale, piena di passione, senso civico e animata da spirito di servizio per la collettività. Avevo immaginato contraddittori vivaci e carichi di contenuti. Così non è stato.
L’offerta politica si è dimostrata piuttosto deludente e autoreferenziale. Soprattutto quella afferente al partito che si opponeva alla mia coalizione, che se si esclude la candidata a Presidente, proveniente dalla società civile, si è spesso distinto per lotte di potere e beghe di partito. I movimenti civici sono stati più vivaci e interessanti, seppur con candidati connotati da scarso appeal per l’elettorato.
Una riflessione, quindi, a un certo punto si è resa necessaria per rimodulare il mio operato visto il poco tempo a disposizione in una campagna elettorale breve, partita subito dopo la pausa estiva. Insieme ai miei compagni di viaggio e con i preziosi consigli di Lella Golfo, ho cercato di intercettare il consenso della gente comune, di coloro che sono più distanti dalla politica, lontana dalle famiglie e dai loro bisogni. Ho capito, in fin dei conti, di avere negli ultimi 20 anni, fatto sempre politica, attiva, partecipata, insieme alla gente anche attraverso la gestione del personale alle mie dipendenze.
Perché in fondo fare politica è mettere la persona al centro del proprio operato con umanità e concretezza.
Sono determinata a fare tesoro da questa esperienza. La chiusura di un capitolo è in fondo solo la continuazione delle pagine della storia che vogliamo scrivere, arricchendola di nuovi e più interessanti percorsi , potendo contare sul patrimonio “prezioso” della Fondazione Bellisario e sul contributo inestimabile della Passione, della Forza ed Autorevolezza delle “Donne Bellisario” .
*Delegata della Fondazione Bellisario per la provincia di Catanzaro
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