di Rossella Alfano*
Era il 2012 quando il rapporto SVIMEZ ne La condizione e il ruolo delle donne per lo sviluppo del Sud ha parlato per la prima volta del “paradosso delle donne giovani e meridionali”. Queste, sebbene fossero “la punta di modernizzazione del Sud”, risorse formate e decisive per la ripresa economica del Mezzogiorno, erano soggette a una triplice disuguaglianza: territoriale, generazionale e di genere.
Dopo 9 anni lo scenario non è migliorato. Secondo i più recenti rapporti SIMEZ, l’occupazione femminile nel Meridione si caratterizza per maggior presenza in settori a bassa produttività, per maggior precarietà e per retribuzioni economicamente meno soddisfacenti. A differenza di quanto avvenuto negli altri Paesi europei, dal 2008 in Italia e specialmente al Sud la struttura occupazionale femminile ha subito un downgrade e dunque un declassamento delle qualifiche professionali. Tanto per fare un esempio, secondo i dati Istat nel 2019 in Sicilia il livello d’istruzione delle donne è più alto rispetto a quello degli uomini (il 56% di laureati sono donne) eppure la percentuale di occupazione femminile è tra le più basse in Italia.
A confermare il “paradosso” sono le ultime analisi SVIMEZ che al Sud segnalano una carenza di domanda di lavoro femminile nonostante l’offerta sia crescente specialmente per le donne con più alti livelli di istruzione. Questo fenomeno, che sembra un incredibile controsenso, è in realtà la conseguenza di un sistema welfare debole (nel Meridione si registrano tassi più alti di abbandono del posto di lavoro per esigenze familiari), di scarsi incentivi per l’occupazione femminile (la partecipazione femminile è poco incoraggiata verso i settori più produttivi) e di infrastrutture sociali assenti (mense, nidi, asili, scuole e presidi per la disabilità al Sud registrano le percentuali più basse).
Gli effetti della pandemia di Covid-19 e i provvedimenti adottati per arginarla hanno scoraggiato ulteriormente la partecipazione femminile e dei giovani al mercato del lavoro maggiormente al Sud. Non è un caso che il Recovery Plan veda tra i principali beneficiari i giovani, le donne e il Mezzogiorno. Nel PNRR sono previste politiche d’incentivazione alle assunzioni di giovani e di donne e, soprattutto nel Meridione, più infrastrutture sociali: un’occasione, forse unica, per sanare le disuguaglianze nonostante molti attivisti ritengano non sufficienti i fondi stanziati.
Come sostenuto dal Ministro dell’Economia Daniele Franco, «Solo se chiudiamo i divari di genere, generazionali e regionali, possiamo raggiungere una crescita robusta e sostenibile nel medio termine».
In Italia gran parte del capitale umano indispensabile per lo sviluppo economico e sociale è costituito da donne giovani meridionali, in loro risiede potenziale qualificato su cui puntare per la crescita e l’innovazione del sistema produttivo.
* Marketing Specialist and Sales Coordinator AME (Agenzia del Marketing Editoriale)
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