Fondazione Marisa Bellisario

L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE E LE SUE SFIDE

 di Anna Rita Germani*

  Il crescente dibattito sulle possibili conseguenze dell’Intelligenza Artificiale (IA) nelle nostre vite sta suscitando una diffusa sensazione che stia per causare cambiamenti epocali con sentimenti contrastanti di entusiasmo misti a profondo timore.  Una enorme quantità di letteratura a carattere multi- e inter- disciplinare, dall’economia al diritto, dalle scienze naturali alla medicina, dall’informatica alla robotica, dalla filosofia all’etica, ne sta evidenziando rischi e potenzialità, delineando scenari ottimistici che possono migliorare il benessere della società, contrapposti a scenari catastrofici che descrivono l’IA quasi come una minaccia esistenziale per il genere umano.

Particolare preoccupazione desta l’intelligenza artificiale generativa basata sul machine learning che, sfruttando la lettura di migliaia di miliardi di dati raccolti quotidianamente, è in grado di generare da zero contenuti totalmente nuovi. Questo pone non solo la questione della qualità di ciò che l’IA crea (per esempio, i dati usati potrebbero basarsi su pregiudizi o stereotipi che verrebbero poi reiterati all’infinito), ma soprattutto la questione etica relativa all’automazione di molti lavori, alla violazione del copyright e alla creazione di contenuti falsi.

Quello della IA è certamente un universo complesso, ancora poco conosciuto, che si caratterizza per la possibilità di riprodurre il funzionamento di alcune capacità della mente umana (ragionare, vedere, sentire, percepire la realtà, imparare da esempi) attraverso potentissime applicazioni che, utilizzate a scopo di previsione, avranno anche significative conseguenze economiche (IMF, 2024). Il campo delle possibili applicazioni della IA generativa è, infatti, praticamente illimitato, spaziando dalla diagnostica medica (Rodrik D. e S. Stantcheva, 2021) al marketing (Ding M. e A. Goldfarb, 2023), dall’innovazione di prodotti (Agrawal A., J. Gans, A. Goldfarb, 2019) alla riduzione degli scarti alimentari, dall’efficientamento del consumo di acqua alla riduzione degli impatti ambientali (UN-DESA, 2023; CNR, 2021).

Non sorprende perciò che Stati Uniti e Cina siano alla guida mondiale per spesa destinata a sviluppo, adozione, innovazione e investimenti nell’IA (Tortoise Global AI Index, 2023), seguiti da Singapore, Regno Unito, Canada e Corea del Sud. L’Italia è al 23mo posto nel ranking (sui 62 paesi considerati dal Global AI Index) con carenze soprattutto sul fronte della capacità commerciale delle nostre tecnologie e dello sviluppo delle applicazioni.

Già nel 2018, Daniel Kahneman, premio Nobel per i suoi lavori di economia comportamentale, affermava che non ci sarà attività o lavoro che in un prossimo futuro non potrà essere svolto dall’Intelligenza Artificiale, esprimendo al tempo stesso forti preoccupazioni sulle implicazioni sociali e occupazionali di tale progresso. Ciò nonostante, altre voci di influenti economisti (Acemoglu D. e P.  Restrepo, 2018) sostengono che l’IA potrà contribuire alla creazione di buoni posti di lavoro in molti ambiti economici quali il settore dell’istruzione, quello medico e sanitario, il settore giudiziario e quello della sicurezza. Secondo un recente studio dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Generative AI and jobs: a global analysis of potential effects on job quantity and quality, 2023), l’intelligenza artificiale generativa ha maggiori probabilità di aumentare i posti di lavoro anziché distruggerli, automatizzando alcune mansioni piuttosto che sostituendole completamente. L’impatto di questa tecnologia non sarà pertanto la distruzione di posti di lavoro, ma piuttosto un forte cambiamento nella qualità, intensità e autonomia del lavoro, che però differirà significativamente per uomini e donne, con più del doppio della quota di occupazione femminile potenzialmente interessata dall’automazione.

Mettendo un attimo da parte sia il cinismo di chi sostiene che l’IA è l’ennesimo esempio di come il perseguimento del profitto possa andare in conflitto con gli interessi sociali, sia il fatalismo di coloro che accettano con rassegnazione la sua inevitabile ascesa, è certo che gli impatti dipenderanno dalle politiche che si adotteranno a livello nazionale e sovranazionale.

La grande sfida non è tanto l’IA di per sé, quanto la sua gestione (Severino P., 2022). In un mondo in cui le crisi che stiamo vivendo sono generate da un modello socio-economico ormai in difficoltà sul fronte del cambiamento climatico, delle disuguaglianze e delle ingiustizie sociali, è auspicabile pensare che l’IA, attraverso adeguate regolamentazioni e politiche eque e inclusive, potrà farsi leva per quel cambiamento politico ed economico di cui abbiamo proprio bisogno in un quadro etico condiviso.

*Professoressa Sapienza Università di Roma

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