di Valeria Ferrero* e Valeria Gangemi**
È incredibile prendere atto che ancora oggi qualcuno si chieda se esistono “differenze strutturali” tra uomini e donne e che tale differenza sia una sostanziale debolezza che giustifica la penalizzazione delle donne nel mondo del lavoro.
Le “differenze strutturali” tra uomo e donna esistono, sono palesi ed è ingenuo porsi domande in merito. Donne e uomini ragionano lungo rette parallele destinate a non incontrarsi e, in questo, sta il valore della diversità e della complementarietà, entrambe un valore, per chi ha la sensibilità e l’onesta intellettuale di comprenderlo.
Le organizzazioni in cui viviamo sono state costruite prevalentemente da uomini a loro somiglianza, a misura di uomo, di maschio, con la pretesa che tutti si dovessero, e volessero, adattare a questo modello. Ma non è così. Non siamo assolutamente interessate ad adeguarci a schemi precostituiti troppo spesso basati su aggressività e spavalderia.
Come donne, con tante altre donne, con tante amiche, lavoriamo per fare sì che le cose cambino verso modelli organizzativi e sociali differenti. Non siamo minimamente interessate a proseguire negli stessi errori di uomini aggressivi e spavaldi, non ambiamo ad essere fotocopie di modelli già di per sè pessimi. Vogliamo andare avanti lungo percorsi diversi, alternativamente validi e che meglio si adattino peraltro all’evoluzione del contesto che stiamo vivendo.
Abbiamo lavorato con molti uomini dai quali abbiamo imparato che molti comportamenti sono perfettibili e che un modello di leadership gentile è la via migliore per guadagnare la fiducia delle persone, senza inutili autoritarismi e prevaricazioni.
Siamo interessata alla carriera, al successo e all’indipendenza economica? Sì e cortesemente non chiedetecelo più. Lo siamo come la stragrande maggioranza di altre donne che dedicano fatica, tempo e impegno alla propria crescita. In un sistema androcentrico andare avanti è semplice? Assolutamente no. Dobbiamo affermarci in un ambiente che non è il nostro e vogliamo farlo senza perdere la nostra reale natura. Senza adeguarci e snaturarci, affrontandone i rischi e pagandone il prezzo.
E, ad onore del vero, non tutti gli uomini sono disposti ad essere spavaldi ed aggressivi. È con questi uomini che vogliamo puntare a cambiare paradigma. Abbiamo il vitale bisogno di modelli culturali nuovi. Perché le donne fanno più fatica? Perché questo modello a misura di uomo lascia tutto il “lavoro operativo” sulle nostre spalle. Perché, ad esempio, siamo ancora qui a parlare di permessi di paternitá? Perché, secondo l’ordine costituito, un padre/macho sarebbe ancora considerato una femminuccia se decidesse di occuparsi dei figli.
Abbiamo fatto tanta strada. Abbiamo fatto molti passi in avanti e arriveremo ad un sistema più equilibrato, inclusivo, sostenibile. Con autentica gentilezza.
*Head of ESG Strategy
** HR Director
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