Fondazione Marisa Bellisario

LA RIFORMA DEL CODICE DEGLI APPALTI DIMENTICA LE DONNE

di Mariagrazia Lizza*

La riforma del Codice degli Appalti sarà operativa dal 1° aprile 2023 e in modo definitivo, quindi con l’abrogazione della precedente legge (D.Lgs. 50/2016), dal 1 luglio 2023.

Pare che il focus di questa riforma, complessa perché inserisce nel decreto numerose materie di edilizia, infrastrutture e servizi per la Pubblica Amministrazione, sia stata redatta e vuole essere approvata in Parlamento con grande velocità. Una velocità, dettata dalle scadenze del PNRR e dalla volontà dei grossi gruppi di servizio ed appalto nazionali, piuttosto che dalle necessità vere degli enti locali e delle comunità che sono coinvolte nei processi di progettazione e realizzazione di grandi opere.

Lo scopo, nobile, di rendere più fluenti, efficaci ed efficienti le procedure di affidamento e gestione degli appalti, dimentica però una parte importante del Paese e del suo sviluppo: le donne, e più in generale, la parità di genere e generazionale che era prevista come requisito nei bandi con la legge precedente e che oggi, neppure nell’articolo 10 c.3, relativo alla possibilità delle stazioni appaltanti di inserire requisiti speciali nel bando, è citato alcun riferimento alla parità di genere né a quella generazionale.

Un vero peccato, ma soprattutto la perdita di una grande opportunità, dal momento che numerosi studi hanno dimostrato che grazie alla Legge Golfo-Mosca, le società per azioni che hanno inserito quote rosa nei loro consigli di amministrazione, hanno raggiunto risultati prima insperati.

Il mondo degli appalti soprattutto quelli legati alle opere pubbliche, alle progettazioni e realizzazioni di opere che fanno riferimento al mondo dell’edilizia e delle infrastrutture, è in ritardo da tempo sulla parità perché sia le maestranze, che le imprese di costruzioni e gli studi professionali sono composti in gran parte o unicamente da uomini. Qui la parità è davvero lontana o relegata alle retrovie, e forse una riflessione sull’efficacia ed efficienza dei risultati, dovrebbe essere fatta non solo per impedimenti di legge, ma anche per un confronto mancato che potrebbe, invece, migliorare lo sviluppo di questo settore fondamentale per il nostro Paese.

Confidiamo che in sede di analisi parlamentare, sia inserito, anche come emendamento, il requisito obbligatorio della parità di genere e generazionale per vincere l’appalto sia con l’inserimento in organico di progettazione, realizzazione e/o servizio di almeno 30% di quote.

Altro appunto sul codice è che la velocità è nemica della buona qualità delle opere pubbliche, in particolare delle buone progettazioni e realizzazioni di opere edili, oltre che l’eliminare importanti fasi di progettazione, sembra che velocizzino il processo, ma in realtà compromette la qualità del progetto e ciò comporta ritardi nell’esecuzione delle opere.

Non si tiene nemmeno conto che il problema del nostro Paese, soprattutto in alcune aree, è la mancanza di personale che possa istruire le pratiche di progettazione e dare risposte in tempi utili. Questo è un freno che resterà presente e sarà una costante anche a codice appalti riformato ed approvato. Si dovrebbe prima investire sul sistema e sulle filiere per poi attuare la riforma del codice.

*Architetto

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4 commenti su “LA RIFORMA DEL CODICE DEGLI APPALTI DIMENTICA LE DONNE”

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