Fondazione Marisa Bellisario

LA DOLCE FERMEZZA DELLE DONNE POLACCHE

di Rosaria Talarico*

Basterebbero i nomi di due grandiose donne polacche a raccontare il femminismo in versione Est europea: Maria Salomea Skłodowska (se vi state chiedendo chi sia… è Marie Curie, universalmente nota con il cognome del marito) e la poetessa Wislawa Szymborska.

Due premi Nobel che coprono ambiti diversissimi: dalle scienze alla letteratura. Le poesie di Wislawa Szymborska hanno una grande profondità filosofica, resa con un lirismo delicato e sognante.

Marie Curie è nata a Varsavia ed è stata la prima donna in assoluto a vincere il Nobel (ulteriore record che sia l’unica che ne abbia vinti due, nella fisica e nella chimica) per aver scoperto il radio e il polonio, chiamato così proprio in onore alla sua patria. Qualcuno le chiese come ci si sentisse ad aver sposato un genio e lei rispose: «Non so, chiedetelo a mio marito».

Quando ero piccola le polacche in Italia erano per lo più badanti. E sul fatto che sappiano badare, soprattutto a loro stesse, nutro pochi dubbi da quando lavoro in Polonia.

Non faccio che sorprendermi dell’ordinaria eccezionalità delle donne che incontro. Possono essere madri single che hanno mollato mariti inadeguati, donne in carriera, giovani laureate con le idee già molto chiare, colleghe sempre disponibili ad aiutare. Toste, preparate, competitive e dolci. Perché, al contrario di ciò che vorrebbe lo stereotipo, in questa terra gelida la freddezza è solo metereologica. Il calore delle relazioni umane, soprattutto femminili, scioglie qualsiasi inverno. Le donne polacche studiano e lavorano sodo, hanno un potere di autodeterminazione che spesso schiaccia uomini percepiti come apatici e privi di iniziativa. Istruite, viaggiatrici, indipendenti e disinibite, abituate a prendere l’iniziativa in ogni ambito, a differenza degli uomini polacchi. Ovviamente sono pure belle e alte… ma l’aspetto fisico viene solo alla fine, dato che c’è tutto il resto.

È vero che l’esperienza personale non ha valenza statistica, ma io vi posso raccontare della dolcezza e introspezione psicologica di Magda, della leadership vulcanica e rispettosa di Justyna, della sensibilità estrema di Ania che scruta la tua anima attraverso le parole, dell’abilità nella scrittura di Monika e della sua calma zen anomala per una trentenne. O di Kasia e Iwona che parlano pure perfettamente italiano. O l’ospitalità di un’altra Kasia e un’altra Magda, single di ritorno e piene di passione per la vita.

In tutti i casi, altissima professionalità a parte, non è mai mancato il lato accogliente e familiare: sono stata invitata a casa, hanno cucinato per me, mi hanno presentato i genitori… come “terroni” qualsiasi, solo a una diversa latitudine!

Nonostante sia uno Stato cattolico e conservatore (e nonostante la capitale Varsavia non corrisponda al resto del Paese in termini di emancipazione), la Polonia fu precoce nel dare il diritto di voto alle donne, concesso nel 1918, mentre in Italia ci vollero altri trent’anni! Durante il periodo comunista, formalmente il regime sosteneva le pari opportunità, ma con una situazione di fatto molto lontana dalla retorica della politica. Però risale a quel tempo un migliore accesso all’istruzione, al mercato del lavoro e alla rappresentanza politica. La Polonia ha avuto, fin dagli anni Novanta, già tre donne come Primo Ministro.

Negli ultimi anni, il movimento femminista in Polonia ha guadagnato visibilità internazionale a causa delle proteste contro le restrizioni sull’aborto. Nel 2020, la Corte costituzionale polacca ha emesso una decisione che limita ulteriormente l’accesso all’aborto, portando a una serie di proteste di massa in tutto il Paese.

Il femminismo in Polonia si confronta con sfide impegnative e l’attivismo delle donne polacche ha dimostrato di essere resiliente e determinato a perseguire l’uguaglianza di genere nel Paese. Diceva Wislawa Szymborska: «Conosciamo noi stessi solo fin dove siamo stati messi alla prova».

*Specialist Editor Internal Communication Frontex – European Border and Coast Guard Agency

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1 commento su “LA DOLCE FERMEZZA DELLE DONNE POLACCHE”

  1. Danuta Zielinska

    Molto ben detto. Le donne italiane dovrebbero diventare più libere e indipendenti. Meno ansiose di compiacere gli uomini.

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