Fondazione Marisa Bellisario

LA BCE E LA FINE ANTICIPATA DEL PEPP

di Sofia D’Alessandro*

Il Programma PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme), è stato ideato nel marzo del 2020 dalla Banca Centrale Europea con l’obiettivo di supportare le imprese e gli individui ad ottenere l’accesso, in maniera agevole e a costi praticabili, ai fondi necessari per sopperire alla crisi pandemica.

Il piano prevede il riacquisto sui mercati finanziari da parte della BCE delle varie tipologie di attività con lo scopo di far salire i prezzi di quelle attività e di far scendere i tassi di interesse. L’effetto di ciò è la riduzione del costo del debito e il sostegno all’economia nell’ottica di riportare nel medio termine l’inflazione al 2% in linea con la stabilità dei prezzi. Il PEPP è riuscito nel suo intento di stabilizzare i mercati finanziari ed evitare uno scenario di crisi europea.

Quattro sono le sue caratteristiche principali:

  • flessibilità di scelta nella concentrazione degli acquisti ai fini di preservare favorevoli condizioni di finanziamento per l’area Euro;
  • regolabilità. Ad oggi sono stati destinati 1.850 miliardi di euro per le acquisizioni di attività il cui ammontare può essere incrementato o ridotto in funzione dei requisiti migliorativi di stanziamento dei fondi;
  • trasparenza. Con cadenza settimanale la BCE pubblica l’ammontare dei titoli ottenuti nell’ambito del PEPP e bimestralmente fornisce informazioni più dettagliate;
  • temporaneità. Il programma terminerà quando il Consiglio Direttivo riterrà conclusa la crisi.

 

Le ultime decisioni intraprese dalla BCE annunciano la fine del piano Pepp al termine dell’anno 2024 e comunicano un aumento di circa 80 miliardi di titoli di stato da collocare sul mercato dell’Eurozona. Tale situazione potrebbe porre l’Istituzione di fronte a due alternative:

  1. uno scenario di base, che prevede da marzo 2024 una riduzione dei reinvestimenti dei titoli. In conseguenza di ciò, si stima un calo del portafoglio titoli della BCE di 79 miliardi di cui 16 italiani;
  2. uno scenario “falco”, che stima da marzo 2024 un blocco dei riacquisti degli strumenti finanziari con 109 miliardi di obbligazioni europee in più sul mercato finanziario di cui 22 italiani.

A questa sospensione va aggiunta quella del Quantitative Easing (un programma che si riferisce a un intervento, adottato dalla Banca Centrale Europea per mano di Mario Draghi, concentrato sull’acquisto di titoli finanziari e sulla creazione di moneta) per un ammontare previsto nel 2024 di circa 210 miliardi di cui 39 italiani.

Lo scenario (di base o “falco”) porterà ad una riduzione del bilancio della BCE rispettivamente di 289 e 320 miliardi. Molti analisti hanno giustificato questo blocco anticipato sostenendo che l’obiettivo principale della BCE è quello di ridurre le perdite di alcune banche centrali, tra cui la Bundesbank. I recenti aumenti dei tassi d’interesse e una politica monetaria iper-espansiva hanno riempito di titoli il portafoglio delle banche centrali prima con il Quantitative Easing e dopo con il Pandemic Emergency Purchase Program. In particolar modo per la Bundesbank, la maggior parte dei titoli detenuti, hanno rendimenti molto bassi in netto contrasto con quelli presenti nei Paesi periferici, tra cui l’Italia, con profitti dei titoli pubblici più elevati. C’è da ricordare che le banche centrali contabilizzano i titoli al loro valore storico e non ai prezzi di mercato e detengono i titoli fino alla loro naturale scadenza, motivo per cui si trovano ad affrontare tale criticità.

L’impatto dello stop del Pepp viene giudicato modesto dalla Banca Centrale. A questo proposito, il membro tedesco del Comitato Esecutivo della BCE, Isabel Schnabel, ha confermato che le “somme in gioco sono relativamente piccole” e che “il Consiglio Direttivo discuterà i reinvestimenti nell’ambito del PEPP in un futuro non troppo lontano“. In aggiunta, per quanto attiene l’introduzione da parte della BCE di nuove operazioni di rifinanziamento a più lungo termine, ha affermato che “discuteremo le diverse opzioni disponibili per fornire liquidità alle banche”, ma “tale strumento dovrebbe essere diverso dalle operazioni TLTRO (Targeted Longer-Term Refinancing Operations), che sono state offerte durante la pandemia” e che sarà ora “proposto ai tassi di mercato”.

Gli operatori stanno scommettendo su una riduzione complessiva dei tassi dell’1,5% per il 2024 ed il mercato stesso sta anticipando sempre più tali attese. Saranno i prossimi mesi a farci capire se la direzione intrapresa sarà quella corretta. Un primo segnale è già arrivato il 14 dicembre dal Consiglio Direttivo della BCE che ha lasciato invariati i tassi d’interesse al 4,5%.

In conclusione, a questo punto, non ci resta che osservare e aspettare le future decisioni della BCE!

*Head of Index & Market Data, Intesa Sanpaolo

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11 commenti su “LA BCE E LA FINE ANTICIPATA DEL PEPP”

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