di Francesca D’Elia*
Le scuole e le università rappresentano una casa per far crescere e germogliare la cultura dell’inclusione e la parità dei diritti.
Non c’è formazione specifica e successo professionale che qualifichi, se prima non si è appresa l’importanza della tolleranza e il rispetto di ogni unicità. Tutti gli studenti, giovani e meno giovani, sono un terreno predisposto ad accogliere questa lezione, la più importante, che servirà ben oltre le aule scolastiche. Occorre continuare ad avere l’umiltà di imparare ciò che ancora – lo dimostrano i dati poco confortanti – non è condiviso da donne e uomini.
Lo si legge bene anche dal Piano di ripresa e resilienza che ha posto al centro del suo programma l’esigenza di colmare i gap, i divari sociali: che questi siano economici, territoriali, culturali, ma anche, trasversalmente, di genere.
Il Next Generation EU pone, quindi, come fattore sine qua non che la ripresa sociale ed economica del Paese, con la crescita della generazione futura, sia possibile soltanto a condizione che non si accrescano le diseguaglianze, che già oggi hanno un peso specifico.
Da questo seme nasce Human Hall (https://humanhall.unimi.it), il primo hub scientifico universitario, nell’ambito del progetto PNRR MUSA (Multilayared Urban Sustainability Action)
In Human Hall vi sono giuristi, informatici, linguisti, scienziati coinvolti in 17 linee di ricerca al servizio dell’inclusione, per affrontare il tema della tutela delle categorie a rischio di discriminazione con approccio integrato, multidisciplinare e innovativo.
Un centro, che ha le proprie radici presso l’Università Statale di Milano, ma che abbraccia, con svariate attività di ricerca scientifiche, il mondo delle imprese, il terzo settore e le istituzioni del territorio.
I temi su cui si sviluppano le ricerche e si diffondono le conoscenze sono tanti: dai diritti degli stranieri, delle donne, delle persone con disabilità, allo studio di strumenti per rendere imprese e algoritmi inclusivi.
C’è un progetto, ad esempio, che aiuta a creare un percorso che guidi le organizzazioni verso la certificazione di parità di genere e le accompagna nella costruzione di una cultura inclusiva, alla luce delle indicazioni della legge n.162 del 2021, che estende l’obbligo di redazione di un rapporto sull’impiego femminile e maschile a tutte le aziende con più di 50 dipendenti.
Obbligo che è stato chiesto anche dall’Europa alle organizzazioni pubbliche: tutte le università europee che vogliano accedere ai fondi Horizon Europe (2021-2027) – il programma dell’Ue che finanzia la ricerca e l’innovazione – devono aver adottato a livello istituzionale un Gender Equality Plan (GEP), garantendo l’equilibrio di genere nelle posizioni di vertice e l’eguaglianza nel reclutamento e nelle progressioni di carriera.
In modo simile il Ministero dell’Università e della Ricerca ha stabilito per l’accesso ai finanziamenti dei programmi PNRR a Università, enti di ricerca, soggetti pubblici e privati l’obbligo di avere o di adottare nel primo anno del progetto, un bilancio di genere o un GEP.
E, come si può facilmente comprendere, le linee guida per una comunicazione inclusiva, in questa corsa che mira a muovere l’ascensore della parità, occupano una particolare attenzione.
Così un progetto di Human Hall si basa sulla promozione della semplificazione linguistica nelle sue varie forme e lo studio di strategie comunicative volte a favorire il rispetto dei principi di eguaglianza.
Ma Human hall guarda anche all’incrocio tra linguaggio e intelligenza artificiale, con un approccio etico guidato dallo ‘human factor’ e da una particolare sensibilità.
Attraverso l’utilizzo del sistema tecnologico NOME sarà possibile analizzare documenti e atti amministrativi per individuare termini contrari alle linee guida antidiscriminatorie. L’intelligenza artificiale permetterà di capire, con rapidità, come e dove intervenire a favore di un linguaggio inclusivo.
Scegliere un nome e non un altro può sembrare solo un passaggio semantico, ma le parole, si sa, creano mondi ricchi di significati e se questi possono aiutare a ritrovare la strada socialmente più equa, potranno costruire mondi civili, migliori per donne e uomini, insieme.
*Responsabile Direzione Comunicazione ed Eventi Istituzionale, Università degli Studi di Milano
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