Parola della Ministra per l’Università e la Ricerca Cristina Messa. Tra i suoi obiettivi più attenzione alla parità di genere
di Annamaria Terremoto*
«Cosa si prova a essere nominata Ministra dell’Università e della Ricerca?». Esordisce così Lella Golfo rivolgendosi a Cristina Messa, ospite della Fondazione Bellisario, in un incontro online. «Una grande emozione, non mi aspettavo di far parte della squadra del governo Draghi» – risponde la Ministra. Per la titolare del dicastero, già Premio Bellisario 2014, prima donna Rettore dell’Università Milano-Bicocca, è la ricerca il suo progetto di vita, così come il principio di colmare i divari, semplificare e riformare.
Il suo primo obiettivo è «Conoscenza», che vuol dire valore, valore di progettualità, con azioni che guardano al cambiamento e ai rapporti tra Università e territorio. Chiara, decisa, puntuale, quando delinea la situazione degli atenei italiani – che spiega – «la pandemia ha messo a dura prova mettendo in evidenza tante criticità», ma precisando che l’Università rimane riferimento importante per i giovani.
«In Italia sono ancora pochi i laureati che spesso vanno via – sottolinea la Ministra Messa – e, dunque, agevoliamo l’iscrizione degli studenti all’Università per evitare gli abbandoni». Abbiamo bisogno sempre più di competenze che sono importanti e utili.
La situazione non va meglio per i ricercatori e anche qui indica alcune priorità: «ai giovani vanno dati gli strumenti per prendere in mano questo Paese, in modo particolare quando si parla di ricerca e innovazione».
Sul futuro della ricerca è ottimista la Ministra, fiduciosa del rientro dei cervelli che sono «molto stimati all’estero. Fughe e rientri non sono, però, le parole giuste, dobbiamo parlare di circolazione dei cervelli. La vera sfida è rendere attrattiva l’Italia per i ricercatori stranieri».
Attenta alla parità di genere, affronta il gender gap, sottolineando come «le donne si avvicinano sempre meno alle materie scientifiche, come ingegneria e informatica, creando un divario ancora più forte». Le ragazze scelgono ancora in base alla vocazione, alla tradizione, alla famiglia. Sono poco attratte dalle materie Stem, ecco perché è necessario agire sulla scuola, sollecitarle a intraprendere qualsiasi tipo di studio. «Basta dire che le donne fanno studi umanistici e gli uomini seguono quelli scientifici».
Ma, la grande rivoluzione per la Ministra è quella della Pubblica Amministrazione dove occorre inserire la turnazione universitaria e di ricerca, promuovendo pari opportunità e posti di lavoro. «Prima di tutto è importante il merito e, a parità di merito, le quote rosa sono necessarie. Ecco, lo strumento più efficace che abbiamo».
*Giornalista
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