Fondazione Marisa Bellisario

Il VELO SUL LUOGO DI LAVORO. INTERVIENE LA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA

di Gioia Vaccari*

Segnalo questa sentenza, recentemente pubblicata nelle nostre riviste specializzate, perché offre uno spunto di riflessione non solo per quanto può accadere nel nostro Paese in relazione alle donne che si presentano nel posto di lavoro con il velo, ma anche, più in generale, per le lavoratrice o lavoratori che nel posto di lavoro indossino qualsiasi segno che riveli convinzioni filosofiche e religiose ( Si pensi alle donne che, più per moda che per convinzione, indossano catenine con vistose croci o altri simboli religiosi).

La sentenza non è particolarmente favorevole alla eliminazione della ritenuta discriminazione che un comune belga avrebbe perpetrato negando il diritto a una dipendente di indossare il velo, pur lavorando nel back office. In relazione alla prospettata violazione della direttiva 2000/78 Ce del Consiglio, che stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro, la sentenza se la cava affermando che ben può essere imposto il divieto di indossare sul luogo di lavoro qualsiasi segno che riveli in particolare convinzioni filosofiche o religiose, qualora il datore di lavoro (in questo caso pubblico) intenda istituire un ambiente amministrativo totalmente neutro, purché tale norma sia idonea, necessaria e proporzionata rispetto a tale contesto. In particolare, la misura deve essere di carattere generale. In tal modo può essere esclusa la violazione della parità di trattamento in materia di occupazione e condizioni di lavoro.

La discriminazione, dal rinvio pregiudiziale de giudice belga, era anche ipotizzata in quanto riferita al sesso. La Corte non si è pronunciata ritenendo che la direttiva di cui chiedere la violazione era la 2006/54 Ce, sicché occorreva che nell’ordinanza di rinvio fosse menzionata la violazione di tale direttiva sulle pari opportunità e parità di trattamento tra uomini e donne.

La sentenza è interessante perché si presta a un dibattito sulla sua correttezza o sulla sua ipocrisia formalistica, in quanto può riguardare anche fatti che si verificano nel nostro Paese non solo per il velo, ma anche per le croci o altri simboli religiosi di medio-grande dimensione che siano indossati soprattutto da donne.

*Avvocato

Iscriviti alla Newsletter

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Scroll to Top