Fondazione Marisa Bellisario

LA BUONA POLITICA

Abbiamo chiuso l’anno con uno scambio di auguri, sì virtuale ma davvero pieno di entusiasmo e buoni propositi. L’intervento della Ministra Bonetti, ormai parte della famiglia Bellisario, e dell’Ambasciatrice italiana negli Stati Uniti, nonché Mela d’Oro, Mariangela Zappia chiudono il cerchio di un anno complesso ma pieno di riconoscimenti concreti e preziosi al nostro impegno per le donne.

Ci attende un 2022 pieno di incognite ma anche di opportunità che siamo decise a far fruttare. La prima incognita è certamente la guida politica del Paese. Nella tradizionale conferenza stampa di fine anno, il Premier ha usato parole chiare. «La grandezza del Paese ‒ ha detto ‒ non è determinata da questo o quell’individuo ma da un complesso di forze, di persone e di sostegno politico che permettono di andare nella direzione giusta».

Il bilancio dell’esecutivo guidato da Draghi è finora positivo e in tanti si augurano che il Premier resti dove è ma, come ha ribadito lui stesso, il destino dell’Italia, la sua capacità di rialzare la testa, di costruire un futuro degno della sua storia non può e non deve dipendere da un uomo, per quanto illuminato sia. Certamente la statura del capo dell’esecutivo rappresenta un fattore determinante ma non può essere l’unica garanzia di un buon governo. Ha ragione Draghi: a consentire a lui e ai suoi ministri di lavorare, di farlo bene e in fretta rispettando le scadenze dettate dall’Europa, è stato un Parlamento coeso. Che questa concordia sia stata originata dalla figura del Premier è indubbio ma anche la pandemia ha giocato un ruolo decisivo. Lo abbiamo ascoltato tante volte: il popolo italiano ritrova unità e forza nelle emergenze, è lì che l’individualismo e la furberia di cui, non a torto, spesso ci accusano, vengono rintuzzati a vantaggio dell’interesse collettivo. E se i rappresentanti delle istituzioni sono uno specchio del popolo che li elegge, anche per i partiti è valsa questa regola. Si può passare dall’eccezionalità all’ordinarietà di una buona politica? È il fronte su cui i partiti dovranno concentrarsi nei prossimi mesi e anni.

«Forse sbaglio, ma i motivi del successo del governo è che ha lavorato sul presente senza chiedersi cosa c’è nel futuro, cosa c’è per me nel futuro», ancora Draghi. E il «futuro» elegantemente citato dal Premier altro non è che la “poltrona”. Questo è il punto a mio avviso dirimente. L’ho testato sulla mia pelle. Sono stata “espulsa” dal Parlamento, quasi come un corpo estraneo, perché per cinque anni ho lavorato sul presente, sulla “malattia” di un Paese in cui le donne non avevano l’opportunità di arrivare al vertice. Non mi sono curata di “compiacere” il partito che mi aveva fatta eleggere, tutt’altro. Il mio tempo, le mie energie, il mio impegno quotidiano erano rivolti esclusivamente a svolgere il mio mandato parlamentare nel migliore dei modi ovvero nell’interesse del Paese. Non per essere rieletta. Ho peccato di ingenuità certamente, ma rifarei ogni cosa perché non potrei mai rinnegare la mia idea di politica.

Ed è questa idea di politica che i partiti devono recuperare. La pandemia rappresenta una cesura nella storia mondiale ma deve essere un punto di svolta anche nella storia della nostra Repubblica. In questi mesi, abbiamo sperimentato a quali e quanti risultati e benefici possa portare un clima politico di unità e collaborazione. Lo stesso Draghi ha ringraziato le forze politiche e il Parlamento per la disponibilità dimostrata nei giorni convulsi della Manovra. Non abbiamo assistito a veti incrociati, a manovre di Palazzo, a giochetti politici di bassa lega come succede da anni. I partiti hanno continuato la loro eterna, e pure plausibile, caccia al voto ma l’hanno lasciata fuori dal Parlamento e dal ruolo istituzionale dei loro eletti.

Il sogno che consegno al nuovo anno è di tornare a una politica, a un Parlamento che faccia propria questa lezione e che senta tutto il peso della responsabilità collettiva. Siamo un grande Paese e meritiamo di tornare a esserlo fuori dall’emergenza. Uniti perché il gusto del futuro diventi non un’aspirazione di pochi ma un patrimonio di tutti.

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