Fondazione Marisa Bellisario

IL G20 DELLE DONNE E LA SFIDA DELLA PARITÀ

Il 26 agosto a Santa Margherita Ligure si è aperta la Conferenza dedicata esclusivamente al tema dell’empowerment femminile. La prima volta nell’ambito del G20, una vittoria tutta italiana. Essere chiamata a partecipare dalla Ministra Bonetti, che ha presieduto l’incontro, è stato un onore ma anche una grande responsabilità. Alla conferenza erano presenti i Ministri responsabili per le pari opportunità dei Paesi del G20 e dei Paesi ospiti, rappresentanti di organizzazioni internazionali come UN Women, OIL, OCSE e poi il mondo delle imprese, della cultura e della società civile. Un parterre di grande spessore e competenza con il compito di discutere di STEM, finanza e digitale, ambiente e sostenibilità, empowerment lavorativo ed economico e armonizzazione dei tempi di vita per consegnare un Paper all’attenzione dei Leader del G20 in vista del vertice di Roma del 30 e 31 ottobre.

Credo che quest’appuntamento rappresenti uno dei risultati più significativi della presidenza italiana del G20. Un’occasione preziosa per dimostrare come la parità sia ormai un traguardo trasversale e necessario per tutti i Paesi del mondo ma anche per definire un’agenda globale e mettere a punto politiche coese e coordinate.

Sappiamo che la parità è ancora lontana. Secondo il World Economic Forum, al ritmo attuale, non sarà raggiunta per oltre 135 anni e la ricerca condotta per noi da Alessandra Ghisleri conferma che per il 61.2% delle donne italiane è ancora un miraggio. Tuttavia, proprio l’Italia ha dimostrato che il cambiamento è possibile. Con la legge sulle quote di genere nei CdA delle aziende quotate e partecipate dallo Stato ‒ che sono fiera di aver pensato e portato all’approvazione nel 2011 ‒ siamo diventati un modello a livello internazionale. E abbiamo dimostrato che per affermare la parità servono obiettivi concreti, strumenti adeguati, azioni continue di controllo da parte delle istituzioni ma anche un forte coinvolgimento della società civile.

E serve anche un linguaggio diverso, che parli di sfide e non più di inclusione. Dobbiamo garantire una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro, migliorare le condizioni e la qualità dell’occupazione femminile, eliminare il divario retributivo, favorire l’accesso delle donne al sistema finanziario, rafforzarne l’indipendenza economica e promuoverne la capacità imprenditoriale. Occorre ridurre il gender gap nelle materie STEM e incrementare la formazione digitale per le ragazze. Bisogna arrestare il terribile fenomeno della denatalità che mette in pericolo la sostenibilità economica e sociale dei Paesi su scala globale. Dobbiamo sconfiggere ogni forma di violenza di genere e consolidare la leadership femminile nel settore pubblico e privato.

Queste sono le sfide che ho portato al G20, chiedendo politiche concordate e condivise tra tutti i Paesi. La pandemia ha mostrato la fragilità dei nostri modelli di sviluppo ma può essere una straordinaria occasione per fare della parità il più potente strumento di crescita e sviluppo sostenibile del Pianeta. Insieme possiamo e dobbiamo farcela.

Ho concluso il mio intervento al G20 delle donne con un abbraccio virtuale a tutte le donne afghane, ricordando che siamo state la prima organizzazione femminile Italiana a lanciare un appello per la loro salvezza e a firmare un protocollo d’intenti con il Ministero dell’Interno per ufficializzare e regolare l’ospitalità di donne e famiglie afghane da parte di un lungo elenco di nostre associate. La Fondazione Marisa Bellisario si appresta inoltre a presentare un progetto, con il coordinamento della Sapienza in rappresentanza di tutte le università italiane: 300 borse di studio per 300 ragazze afghane, come abbiamo già fatto nel 2005. La sfida per la parità passa anche da loro, dalle donne afghane.

 

 

 

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