di Teresa Ruberto*
Una giovane ricercatrice, biologa evoluzionista Calabrese, Alessandra Mascaro, coinvolta in un progetto di ricerca in Gabon (Africa), ha osservato il comportamento insolito di uno scimpanzé madre, Suzee, nell’atto di curare il proprio figlio applicando un insetto su una ferita. Suzee aveva preso qualcosa che teneva tra le labbra e l’aveva applicata sulla ferita aperta che il giovane figlio aveva riportato sul piede il giorno precedente. Riguardando i filmati con più attenzione, Alessandra si accorse che Suzee aveva dapprima strappato qualcosa da una foglia per portarlo alla bocca, e successivamente lo aveva applicato sulla ferita: era un piccolo insetto. Da quel momento e per molti mesi successivi, i ricercatori hanno collezionato 22 osservazioni che per lo più riguardavano individui che applicavano insetti sulle proprie ferite. In precedenza, gli scimpanzé erano stati osservati mentre inghiottivano foglie di piante medicinali per contrastare le infezioni intestinali ma l’applicazione topica degli insetti come potenziale medicina si è rivelata una nuova scoperta.
È un misto di emozione e magia osservare queste immagini che invitano a riflettere sull’unicità e il potere dell’identità femminile. L’Amore prezioso che determina la sopravvivenza del gruppo è primariamente affidato alle madri che sono capaci di trasmettere il sapere interiore originario, nel rispetto dei bisogni profondi e della salute generale della comunità in cui vivono. Alessandra mi ha raccontato anche altri aspetti interessanti della vita degli scimpanzé femmine che nei loro gruppi rappresentano una componente fondamentale, e che man mano che invecchiano diventano sempre più attraenti e sensuali per i maschi e sono sottoposte a forte stress nel cercare di contrastare gli assalti dell’altro sesso.
Gli scienziati del gruppo di ricerca hanno anche osservato come le femmine di scimpanzè estendevano le pratiche di cura anche ad altri membri del gruppo con cui non erano necessariamente legate da rapporti di parentela. Comportamenti simili alla pro socialità umana e spinti nella nostra specie da componenti empatiche, sembrano promuovere forti legami altruistici anche all’interno di un gruppo di animali in cui sono generalmente riconosciute dinamiche “egoistiche” e finalizzate alla sopravvivenza del singolo individuo. Questo progetto di ricerca evidenzia, infatti, la capacità di empatia del genere femminile che agisce nel migliore interesse degli altri, piuttosto che solo di sé stessi.
E allora, per migliorare il mondo e la società dovremmo riappropriarci e vederci riconosciute queste nostre capacità primordiali. L’amore, inteso come elemento portante per la crescita di bambini forti e consapevoli in adulti determinati, sicuri e amorevoli. Ma l’’istinto materno che è insito in noi, donatoci da Madre Natura, deve essere indirizzato anche alle altre donne, madri, ragazze, perché il supporto adeguato alle madri di oggi è una garanzia al benessere dei figli di domani, i futuri cittadini nostri e del mondo.
Le donne che sono arrivate ai vertici anche secondo Lella Golfo, devono mandare giù l’ascensore di cristallo e consentire alle altre di salire in cima e devono impegnarsi per creare le premesse affinché altre donne possano fare carriera, diffondendo buone prassi di conciliazione e welfare nelle aziende che guidano.
*Referente in Calabria della Fondazione Bellisario
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