Fondazione Marisa Bellisario

IL LAVORO COME STRUMENTO DI AUTODETERMINAZIONE E PARTECIPAZIONE ALLA VITA DEL PAESE. ANCHE E SOPRATTUTTO PER LE DONNE

di Marina Calderone*

Dare valore al lavoro è la sfida di questa fase storica. In un’Italia che cerca 1 milione e mezzo di lavoratori per il trimestre luglio/settembre (dati Bollettino Excelsior, luglio 2023) e vede crescere del 47,9% in un solo anno la quota di personale di difficile reperibilità, l’obiettivo primario è quello di dare risposte. Alle imprese, che impiegano in media quattro mesi per individuare il profilo ricercato; ai lavoratori le cui competenze rischiano di perdere attrattività per il mercato del lavoro; al sistema Italia perché il mancato o ritardato inserimento delle professionalità ricercate costa circa 38 miliardi di euro.

In questa direzione si è mosso il cosiddetto “decreto lavoro”, convertito nella legge 3 luglio 2023 n. 85. Il primo punto di una strategia complessiva sul mondo del lavoro italiano per fare interagire tra loro tutti i soggetti che incidono sulla catena del valore creata dal lavoro in Italia.

Alla base c’è la volontà di creare un mondo del lavoro più inclusivo, in cui aumenti l’occupazione per le donne e i giovani. La legge, infatti, lega le tutele nei confronti di chi si trova in condizioni di maggiore fragilità – con l’introduzione dell’assegno di inclusione – a nuove e mirate politiche per l’occupabilità e l’inserimento al lavoro delle persone. Ne sono un esempio il supporto per la formazione e gli incentivi fiscali e contributivi per le assunzioni di ex percettori di reddito di cittadinanza e di giovani che non studiano e non lavorano (Neet).

Un modo per accompagnare il Paese mentre attraversa le molte transizioni, green e digitale in testa. Tenendo a mente, perché centrale, il tema delle competenze a cui l’Europa ha voluto dedicare il 2023.

Il “decreto lavoro” affronta il fenomeno del mismatch con un’azione di sistema che coinvolge le regioni, gli attori protagonisti del mondo del lavoro e il sistema della bilateralità, utilizzando la tecnologia come strumento di supporto per far dialogare tra loro le informazioni fino ad ora parcellizzate nei diversi database.

Il lavoro c’è, anche se le competenze richieste dalle aziende sono diverse e più specifiche rispetto al passato. È importante, allora, che i mondi della formazione e del lavoro siano messi nelle condizioni di dialogare, sfruttando tutti i mezzi a disposizione: relazionali, tecnologici, normativi e culturali. Pensando alla fase di attuazione della legge n. 85/2023, fra le altre cose, il Ministero ha firmato, insieme ad Anpal Servizi, un accordo con il Consorzio Elis per inserire nel mondo del lavoro, attraverso politiche attive di orientamento e formazione, persone a rischio di povertà ed emarginazione e soggetti che si avvalgono di misure di sostegno sociale. Diecimila le posizioni vacanti individuate in fase di avvio del progetto. Un esempio pratico di collaborazione pubblico/privato a cui si aggiunge la scelta contenuta nel decreto di promuovere il welfare aziendale e di investire sulla sicurezza di ragazzi, docenti e personale nelle scuole.

Il lavoro, dunque, come strumento di autodeterminazione e di partecipazione alla vita del Paese. Anche e soprattutto per le donne. È ancora troppo basso il loro contributo al mondo del lavoro a fronte di un potenziale inespresso molto alto. Secondo i calcoli di Banca d’Italia, se si raggiungesse il 60% del tasso di occupazione femminile come chiesto dal Trattato di Lisbona, il PIL aumenterebbe meccanicamente, di un 7 per cento. Ecco perché dobbiamo fare di più per l’istruzione della popolazione femminile, per aumentare il numero di lavoratrici anche in mansioni e ruoli ad alta redditività, per rendere più sostenibili i sistemi assistenziali e previdenziali sul lungo periodo. In quest’ultimo caso abbiamo già approvato una legge delega sulla non autosufficienza degli anziani e stiamo lavorando ai decreti attuati con l’obiettivo di aiutare le famiglie.

L’azione del governo è quella di rendere più efficiente il mercato del lavoro, rivedendo le regole, facilitando l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro, favorendo l’interazione tra istituzioni nazionali, parti sociali, regioni, agenzie formative e del lavoro.

*Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali

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