Fondazione Marisa Bellisario

IL FRONTE DI ODESSA, LE GUERRE IBRIDE, I SATELLITI

di Ornella Del Guasto*

Il 15 marzo la Russia è andata alle urne in un’atmosfera di furiosa propaganda tra promesse, minacce, sabotaggi e lanci di missili sia russi sia ucraini. L’esito era noto in anticipo – la variabile di incertezza dipendeva dall’affluenza dei cittadini – ma, nonostante le tante proteste, i risultati hanno rispettato le attese: Putin è stato eletto per la quinta volta e governerà per altri 6 anni, un campanello d’allarme per l’Occidente.

Nel corso del mese per due volte un drone è entrato negli schermi radar del cacciatorpediniere italiano Caio Duilio nello stretto di Bab el Mandeb, all’imboccatura meridionale del Mar Rosso ma fortunatamente in entrambi i casi è stato intercettato e distrutto a pochi secondi dall’impatto. Per la prima volta così l’Italia è entrata nell’obiettivo bellico degli Houthi colpevole, secondo loro, di aver aderito alla missione internazionale Aspides che ha scopo di proteggere dagli attacchi nemici la navigazione commerciale nelle acque tra la Penisola arabica e l’Africa. Quel tratto del mar Rosso è uno snodo cruciale dell’economia mondiale e l’attacco è avvenuto nonostante il Governo italiano avesse comunicato che l’Italia avrebbe partecipato all’Aspides solo in missioni difensive della navigazione commerciale che non “prevedono attacchi a terra”. La precisazione però non è servita: “gli attacchi Houthi – ha messo in evidenza a fine febbraio la relazione annuale dell’Intelligence italiana – fanno parte ormai di una guerra ibrida, che usa ogni possibilità, non solo militare, per danneggiare alcuni Paesi e agevolarne altri. È quindi tempo di cambiare dalle fondamenta la tradizionale idea di difesa organizzando in Europa forze e addestramento comuni e cercando di integrare sistemi di difesa diversi”.

Operazione difficile perché i Paesi occidentali, confinate le guerre nelle periferie del mondo e storditi da decenni di pace ininterrotta, hanno sviluppato un diffuso sentimento di “antimilitarismo” mentre è proprio nei periodi di pace che gli eserciti andrebbero rafforzati in ogni modo e con ogni mezzo. Non solo con armi, che naturalmente servono, ma con i mezzi di oggi: cybersicurezza, esperti di IA, strumenti moderni di analisi, formazione, ricerca. Ma ogni sforzo trova ovunque ancora tante resistenze: si pensa che l’investimento in Difesa non sia necessario, che le forze armate servano soprattutto come una specie di protezione civile e nei momenti di crisi si conta sull’aiuto USA.

Eppure – spiega il Rapporto dell’Intelligence – il mondo è cambiato e, mentre l’Occidente appare confuso e inerte, i Paesi del Terzo Mondo, una volta tirati fuori dalla povertà, non accettano più il vecchio modello geopolitico basato sul primato e la supremazia dell’Occidente, “culla della civiltà”. E chi non ha la forza da solo di sfidare apertamente l’egemonia dell’Ovest (come Cina, India e Russia), gioca su due tavoli: da un lato dialoga e fa affari con Europa e Stati Uniti, dall’altro finanzia il terrorismo per consolidare il proprio status. Altri esempi in questo schema di depistaggio ibrido sono Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi e Iran, Paesi abituati agli affari più che alle guerre, che non ne possono più di un conflitto alle porte di casa, che li coinvolge più di quanto vorrebbero.

Anche per quanto riguarda l’Ucraina, nell’opinione pubblica internazionale si sta diffondendo la stanchezza verso un conflitto che vedono impantanato e il sostegno dei Paesi occidentali, fondamentale per la prosecuzione dello sforzo militare, ha registrato un incisivo calo rispetto. Tutto mentre Mosca ha quasi sicuramente ottenuto dalla Cina e altri Paesi supporto militare diretto e alcune importanti tecnologie (droni dall’Iran e munizioni dalla Corea del Nord).

Un’altra sottolineatura prospettata nella relazione annuale dell’Intelligence italiana dello scorso mese è che, poiché quest’anno 76 Paesi, pari alla metà della popolazione mondiale, andranno al voto, diventano concreti i rischi di interferenza e condizionamento nei processi elettorali attraverso la minaccia ibrida. Che cosa è la “minaccia ibrida”? È quando il nemico mescola ad arte strumenti convenzionali e non convenzionali per raggiungere quelli che sono i suoi obiettivi di interesse strategico. Infatti non a caso negli ultimi mesi del 2023, scrivono gli 007, si è registrato “un deciso aumento delle tensioni in contesti dove la crisi di Gaza ha rappresentato il fattore di innesco per poter avviare attività potenzialmente destabilizzanti condotte da ‘attori locali’ riconducibili al cosiddetto ‘Asse della Resistenza’, un’alleanza informale che unisce sul piano strategico diversi protagonisti – Iran, Hezbollah libanesi, Houthi, milizie sciite in Iraq e Siria, gruppi sunniti palestinesi – in operazioni dalla connotazione anti-occidentale“. Nel 2023, per quanto riguarda l’Italia, ha rilevato l’Intelligence, esempi sono l’enfatizzazione strumentale dell’informazione sull’incremento delle spese energetiche, il carovita e, più in particolare, le posizioni dell’Esecutivo sui teatri di crisi esteri ritenuti, dalla narrativa di settore, espressione degli interessi di Nato, UE e “imperialismo statunitense”. Sono stati individuati ed espulsi 77 soggetti potenzialmente pericolosi per la sicurezza nazionale. Ma anche in vari Paesi Europei è stato registrato un significativo attivismo teso a incrementare le relazioni con formazioni ultranazionaliste dove l’estrema destra ha trovato proseliti in alcune tifoserie sportive organizzate e politicamente orientate o in ambienti della militanza studentesca con l’intento di mettere insieme un ‘fronte politico internazionale’ di chiara impronta anti-atlantista e filo-russa. La Russia – afferma la recentissima relazione dell’Intelligence – è infatti l’attore più attivo in campagne ibride “in danno dell’Italia e dell’Occidente intero” con tutti i mezzi: spionaggio, attacchi cyber, disinformazione, incoraggiamento in chiave destabilizzante dei flussi migratori…. e cercando anche di ostacolare le iniziative italiane ed europee di diversificazione energetica e di introduzione del price cap sul gas russo con una propaganda “atta a inquinare l’informazione verso il grande pubblico circa l’andamento dei prezzi dell’energia”. Campagne disinformative in vista delle elezioni europee di giugno, della presidenza italiana del G7, della prevista uscita dalla “Via della Seta”.

Liquidato il problema elettorale, la Russia per la propria “sicurezza territoriale” ha minacciato l’intenzione di spiegare le truppe sul confine dell’Ucraina e dell’Europa mentre sull’altro fronte del mondo, vicino al Golfo di Oman, insieme a Cina e Iran ha effettuato esercitazioni navali congiunte per “garantire la sicurezza marittima regionale”. Con inquietante simultaneità infatti, mentre l’attenzione del mondo è rivolta al Medio Oriente sotto ininterrotti attacchi, si è aperto un altro focolaio di crisi: a Odessa un missile russo è esploso provocando distruzione e morti. Un avvertimento all’Europa che sostiene Kiev? Le prime avvisaglie risalgono all’intervento di Vladimir Putin alle Camere Riunite del Parlamento di pochi giorni fa: “Quello che l’Occidente sta escogitando porta alla minaccia di un conflitto con armi nucleari e quindi all’annientamento della civiltà. Ma anche noi abbiamo armi capaci di raggiungere i suoi territori”, ha detto riferendosi velatamente ad alcuni tipi di missili ipersonici in suo possesso. La regione di Odessa è per la Russia la porta dell’Europa. Non a caso, pochi giorni fa ha improvvisamente preso in carico la richiesta che il 28 febbraio le ha rivolto la Transnistria di tornare a far parte della Russia “per sottrarsi alle pressioni della Moldavia”. L’autoproclamata Repubblica della Transnistria, dove vive una sostanziosa minoranza russa, è di fatto indipendente da tempo (il “referendum” sulla secessione dalla Moldavia si era tenuto già nel 2006) ma fino a oggi il Cremlino aveva preferito tenerla nel suo limbo di “enclave congelata”, come un’utile arma puntata contro Moldavia e Ucraina, lasciandola presidiata da un piccolo contingente militare di 1500 “peacekeepers” russi e governata da un clan di servizi segreti. Il fattore scatenante è stata lo scorso 14 dicembre la decisione del Consiglio Europeo di avviare i negoziati per l’adesione dei due Paesi all’Unione Europea. “Adesso – ha affermato Putin – deve essere raccolta la richiesta della minoranza russa di Transnistria che si sente minacciata dall’espansione di Europa e Nato e soprattutto per riparare alla catastrofe della dissoluzione dell’Unione sovietica”.

Corollario di analisi, una “Ultima Frontiera” che sta diventando l’incubo dell’Occidente: i satelliti usati come armi. La prospettiva è di una guerra totale in cui satelliti ostili bersaglierebbero quelli delle altre potenze per mandarli fuori orbita, distruggerli e accecarli. Il rischio da tempo è stato intercettato dalla Francia che ha realizzato come oggi “la Russia e la Cina nelle “Star Wars” non solo posseggano l’iniziativa strategica, ma anche una notevole versatilità tattica grazie allo sviluppo di tecnologie contro-spaziali di ampio raggio, che potrebbero limitare l’accesso allo spazio e minacciare la libertà, la sicurezza e gli interessi commerciali dell’Alleanza e dei suoi Paesi membri. Per questo la Francia da 5 anni ha aumentato il contingente di esperti e il 15 marzo ha organizzato a Tolosa la simulazione AsterX, allargata a Paesi amici, per trovare risposte operative alla rafforzata aggressività “stellare” di Mosca e Pechino. Alla mega-esercitazione hanno partecipato, accanto ai generali spaziali della base francese, 190 specialisti di 15 Paesi rappresentanti del Centro difesa informatica della Nato, produttori di missili e aziende aerospaziali per analizzare i “comportamenti non amichevoli” dei satelliti russi diventati ormai la routine in uno spazio sempre più militarizzato. Nel corso dei dibattiti è stato messo al centro dell’attenzione un particolare satellite in grado di “puntare e distruggere” i nodi di comunicazione di un Paese, “armato” di braccia robotiche per lotte “corpo a corpo” in orbita.

Liquidata la questione elettorale per la Russia si aprono praterie strategiche.

*Political and socio-economic analyst

Iscriviti alla Newsletter

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Scroll to Top