Fondazione Marisa Bellisario

IL CONSOLIDAMENTO INDUSTRIALE DI SETTORE

di Laura Luigia Martini*

Con “consolidamento industriale di settore” si fa riferimento al processo di fusioni e acquisizioni per cui due o più società appartenenti a una specifica industry si uniscono per formare un’entità più ampia sempre nel perimetro di business della medesima industry. Come ben evidenziato da FasterCapital, diverse sono le determinanti di tale fenomeno: in primis, il raggiungimento di quelle economie di scala che consentono alle imprese di ridurre i costi, aumentare l’efficienza e migliorare la redditività, ma al contempo la possibilità di accedere a nuovi mercati espandendo la propria base clienti. Quale impatto ha e come viene affrontato questo fenomeno in termini di regolamentazione della concorrenza? Se il consolidamento può portare a un aumento della concentrazione di mercato penalizzandola, esso può tuttavia fungere da stimolo per l’innovazione e per il miglioramento dell’efficienza operativa. Gli organi di regolamentazione svolgono dunque un ruolo fondamentale di monitoraggio e garantiscono il giusto equilibrio tra la promozione della concorrenza e l’abilitazione del consolidamento di settore, compito assai complesso e delicato.

La collaborazione tra aziende può avvenire anche attraverso alleanze strategiche e partenariati che spesso producono benefici simili a quelli del consolidamento, senza la complessità e i rischi associati a fusioni e acquisizioni. Gli sforzi collaborativi consentono infatti alle aziende di sfruttare i reciproci punti di forza, condividere risorse e attingere a nuovi mercati, mantenendo la propria indipendenza e guidando così una crescita sostenibile in un mondo sempre più interconnesso.

Un esempio di consolidamento industriale è quello avvenuto nel settore televisivo italiano intorno alla metà degli anni ’70, quando, dopo un processo di crescita e poi di concentrazione del mercato, nacque un duopolio. Nonostante l’esistenza di numerosi emittenti nazionali e locali, RAI e Mediaset nel 2002 concentravano di fatto il 92% degli ascolti complessivi e il 94% della pubblicità nazionale. E di consolidamento di settore si parla da decenni anche nell’industria farmaceutica, che ha visto grandi aziende acquisirne di più piccole ed espandere la propria quota di mercato, con un contestuale aumento delle capacità di ricerca e sviluppo, un maggiore accesso ai mercati globali e un miglioramento delle cure somministrate ai pazienti grazie alla produzione di farmaci innovativi. Possiamo dunque affermare che questa tendenza al consolidamento, o più in generale alla collaborazione tra varie aziende omogenee rispetto al settore di appartenenza, è determinata dalla scelta strategica più adeguata al contesto, e trova oggi un rinnovato impulso nei segnali che chiaramente ci giungono dall’Unione Europea.

A tal proposito vale la pena ricordare che, durante lo European Railway Summit, lo scorso febbraio 2022 il Gruppo FS Italiane, insieme ad altri 33 operatori ferroviari e gestori di infrastrutture di diversi paesi europei, ha firmato il Patto ferroviario europeo, con cui i principali player del settore ferroviario d’Europa si sono impegnati a perseguire l’obiettivo comune di aumentare la quota della ferrovia nei trasporti, fondamentale contributo al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. Ed è di questi giorni la nomina del CEO dello stesso Gruppo, Luigi Ferraris, alla Presidenza della Regione Europa dell’UIC – International Union of Railways, rafforzando il contributo italiano “alla stretta collaborazione tra progresso tecnico e agenda politica dell’Unione Europea”, per usare le parole dello stesso Ferraris.

Nell’ambito della Difesa sono in corso analoghe iniziative, come l’accordo strategico tra Leonardo, guidata da Roberto Cingolani, e KNDS, holding franco-tedesca dell’industria della Difesa terrestre. Come riporta un articolo di Aurelio Giansiracusa, tale accordo getta le basi per l’integrazione industriale militare europea su larga scala e rafforza le collaborazioni di settore tra Italia, Germania e Francia. Il momento storico ha fatto rinascere la percezione dell’industria della Difesa non più come spesa passiva, ma come opportunità di crescita nel settore della ricerca e sviluppo nonché di potenziamento del comparto manifatturiero, dandole una connotazione molto più internazionale e abilitandola a lavorare su commesse non solo interne, ma anche estere e su numerosi programmi di collaborazione multinazionali. Risuonano in questo le parole di Lorenzo Mariani, Direttore Generale di Leonardo, il quale, in audizione informale alla Commissione Difesa, qualche settimana fa affermava che “esistono chiari segnali di una nuova stagione di consolidamento industriale a livello europeo”.

Veniamo infine al consolidamento delle telco, tema ciclico che si è rafforzato nel 2016 dopo la fusione tra WIND e TRE, operazione avvenuta con la sapiente regia di Jeffrey Hedberg. Il 5 dicembre scorso lo stesso Alessio Butti, presso il Consiglio dell’Unione Europea, sosteneva la linea strategica di un mercato unico digitale per le telecomunicazioni e di un quadro regolatorio chiaro e semplice per tutti i sistemi di AI. Ed è di pochi giorni fa l’annuncio di Le Monde riguardo l’allineamento della Francia alle posizioni italiane, su cui la Commissione Europea ha già cominciato a lavorare, alfine di favorire la sovranità e l’indipendenza digitale della UE.

Insomma, per dirla con i latini, “Viribus unitis!”, l’unione fa la forza. Ed è mia convinzione che la costruzione degli Stati Uniti d’Europa, di cui tanto si parla, passi anche da queste operazioni strategiche di consolidamento industriale di settore oggi in atto nell’Unione.

*Nuclear Engineer, SDA Bocconi fellow

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