di Monica Mosca*
Quando Lella Golfo diede vita alla Fondazione Bellisario, 35 anni fa, avevo appena poco più di 20 anni e iniziavo a lavorare nel mondo dei giornali. Avevo anche molte idee tumultuose e confuse, e una sola certezza: volevo diventare giornalista e avere successo in un mondo – allora più di oggi, anche se non è così tanto cambiato – molto maschile.
La storia straordinaria di Marisa Bellisario l’avevo letta sui giornali e sentita raccontare, soprattutto da una caporedattrice che mi prese sotto le sue ali nei miei primi mesi di lavoro. Si chiamava Ornella, dicevano (i colleghi maschi) che fosse acida e superba: io dico invece che era una gran donna preparata e che mi ha insegnato per prima la disciplina e il rispetto per questo mestiere.
Poi la vita, si sa, fa fare lunghi giri, a volte fortunati: e così molto tempo dopo, direttore da anni, sono stata invitata a una giornata di lavori a Roma al Senato e ho conosciuto Lella. C’erano Linda Laura Sabbadini, primadonna dell’Istat, Maria Pia Ammirati, ora direttrice di Rai Fiction, e Paola Severini Melograni, attivista per i diritti umani e giornalista.
Fu Lella a farmi conoscere donne così speciali, poi diventate amiche grazie alla magia particolare, a quella sorta di incantamento che solo lei sa distribuire alle persone che la circondano. Tutte “Donne che fanno la differenza”, ieri come oggi, come è stato intitolato l’incontro del 24 febbraio nell’aula Magna del Palazzo del Rettorato della Sapienza Università di Roma per celebrare i 35 anni del premio simbolo dell’eccellenza femminile.
Invitata in quanto Mela d’Oro, riconoscimento di cui sono particolarmente onorata, mi sono poi ritrovata a dare il cambio alla collega Maria Latella sul palco anche come presentatrice dell’evento: ed è stato un pomeriggio bellissimo, di festa e testimonianze toccanti, di parole e promesse di nuove battaglie. Un anniversario che ha celebrato tanto impegno e tanto lavoro e che ha suggellato la forza e la fantasia di farcela di tutte le donne, riunite e sorelle nel nome della presidente della Fondazione Bellisario. Cara Lella, in tuo nome.
È stata la tua festa, resa unica dall’onore di avere in sala il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: il più alto omaggio al tuo valore, Lella, al tuo impegno per il quale ti ringraziamo tutte, perché essere Mele d’Oro è come essere atlete della Nazionale, si è ambasciatrici di valori importanti, portabandiera di principi da sostenere, ciascuna nel proprio campo.
Da sottolineare l’ospitalità della Magnifica Rettrice della Sapienza Antonella Polimeni – prima donna a capo dello storico ateneo in 720 anni di storia – e, fra i tanti altri interventi (non posso purtroppo citarvi tutte, eravamo moltissime e siete state tutte magistrali), quelli introduttivi di Maria Elisabetta Alberta Casellati, ministra per le Riforme Istituzionali, e di Anna Maria Bernini, ministra dell’Università e della Ricerca.
E allora in questo 8 marzo un augurio affettuoso e una grande spinta motivazionale vanno da parte mia a tutte le giovani donne che domani riceveranno quella Mela d’Oro che la differenza la fa davvero, e che porta fortuna.
*Giornalista
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