Fondazione Marisa Bellisario

LAUREARSI A DISTANZA IN PERIODO DI COVID

A cura del Gruppo Giovani della Fondazione Marisa Bellisario

Cosa significa laurearsi a distanza senza la possibilità di celebrare la chiusura di un ciclo di studi con familiari e amici? Lo abbiamo chiesto ai laureati del 2020/2021 che hanno sostenuto l’esame finale online, affrontando la situazione con capacità di adattamento, flessibilità e con qualche “mancanza”.

Come l’hai vissuto?

«Con tristezza, dopo tanti anni di studio laurearsi a distanza non è gratificante come farlo in presenza. Allo stesso tempo, a livello di ansia, è stato meno impegnativo».

«Dispiaciuto per aver perso l’occasione di concludere “solennemente”, quindi in presenza, un ciclo importante di studi».

«Fortunatamente sono riuscito a laurearmi in presenza ma in modo contingentato. Ho sentito molto meno questo momento, come sminuito».

«La delusione sicuramente c’è perché ci si laurea una o due volte nella vita. È un traguardo importante che si vorrebbe condividere, non così, ci si accontenta. È venuta a mancare la socialità con i compagni di corso rendendo il tutto umanamente sterile».

«È stato strano, comunque molto emozionante ma rispetto a chi si è laureato dal vivo mi sono sentita con “qualcosa in meno” come se mi avessero privato di un’emozione completa».

A chi ha affrontato la ricerca di lavoro abbiamo chiesto come si sono organizzati, per comprendere quale è stato l’effetto della pandemia:

«Ho inviato il curriculum ad alcune aziende che mi interessavano, partecipato a job meeting e caricato il CV aggiornato su piattaforme online».

«Ho valutato le mie aspettative per il futuro, mi sono informata sull’offerta delle varie aziende e ho proposto la mia candidatura a realtà che ritenevo adeguate».

Pensi che questo periodo abbia influenzato la tua ricerca del lavoro? In che modo?

«Si, in condizioni di normalità mi sarei attivata maggiormente nella ricerca. Data la situazione invece, cercare lavoro in un’altra città non mi stimola».

«Scarsa ricerca di personale da parte delle aziende perché assumono più difficilmente e mancanza di contatto personale».

«Tante aziende non avevano posto per via del distanziamento sociale e della gestione dello spazio, non è stato semplice pur essendo seguita dall’università».

«La situazione attuale ha avuto un forte impatto sulle mie certezze, ho avuto paura di avere meno opportunità. Non per questo però mi sono fermata o accontentata di posizioni che non ritenevo giuste per me».

Si conclude così l’inchiesta sui giovani e sulla loro esperienza a un anno dall’inizio di questa nuova “normalità”.

La chiusura di scuole e università ha avuto più effetti sulla psicologia piuttosto che sull’incremento dei contagi, visti i dati emersi da recenti studi secondo cui i giovani contagiano il 50% in meno rispetto agli adulti, veri responsabili della crescita sproporzionata della curva pandemica. In questi mesi i giovani hanno fatto proposte e accolto i vantaggi delle lezioni online, sperando che portino rinnovamento nelle istituzioni scolastiche e nell’inclusione degli studenti. E il loro forzato isolamento ne ha dimostrato la capacità di adattarsi e di vivere in maniera positiva gli eventi e una flessibilità davvero preziosa!

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