Fondazione Marisa Bellisario

GENDER DIVERSITY: BOARD E ROLE MODELING

di Cristina Finocchi Mahne*

Se si consultano i ‘‘Board Index’, le pubblicazioni annuali di Spencer Stuart, che analizzano lo stato dell’arte della corporate governance delle principali società presenti nei maggiori indici di Borsa, in oltre 20 Paesi del mondo, si nota che in tutti i report il tema della rappresentanza femminile al vertice, nell’ambito dei consigli di amministrazione, e spesso anche nei principali ruoli esecutivi delle imprese, è inserito tra quelli di maggior rilievo: dal Regno Unito agli USA, dall’Italia alla Turchia, dal Perù al Giappone, tornando ai paesi Nordici (Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia) in cui la gender diversity nei Board rimane una ‘top priority’.

L’attenzione così elevata a questo tema è un grande traguardo cui hanno contribuito in modo significativo le leggi d’avanguardia, come la Golfo-Mosca promulgata in Italia con efficacia a partire dal 2012 e la legge francese Rixain del 2021 sull’equilibrio tra generi nelle posizioni manageriali.

Cosa fare per proseguire, aumentando ulteriormente l’efficacia di questo percorso virtuoso?

– Valorizzando le best pratice

Effettuare un monitoraggio costante, attraverso l’incentivazione delle best practice, con la loro individuazione, premiazione e loro visibilità, come fa da molti anni la Fondazione Bellisario in Italia e WCD Foundation a livello globale.

– Implementando programmi di mentoring

Promuovere l’istituzionalizzazione di programmi di mentoring all’interno delle aziende.

Se guardiamo le società USA incluse nel Fortune 500, che racchiude le 500 maggiori aziende al mondo, vediamo che sono stati adottati dal 97% del campione. E che tali società sono state significativamente più resilienti anche rispetto alle tendenze di ‘quitting’ cioè di abbandono del lavoro da parte dei propri dipendenti, che hanno caratterizzato in particolare gli ultimi 3 anni.

Le analisi mostrano peraltro che le aziende con un CEO donna si sono rivelate più propense allo sviluppo di tali programmi.

– Attivando azioni di empowerment femminile

Inserire dei target che promuovano l’empowerment femminile attraverso la definizione di politiche aziendali coerenti con tale impegno, ad esempio l’individuazione di specifici requisiti di selezione, interna ed esterna che permetta di avere nel medio termine una percentuale rilevante di donne nei ruoli di leadership.

Molte delle maggiori società quotate anche in Italia lo hanno fatto, ma solo alcune hanno agito in modo strutturato e convinto. Tra queste, ci sono sia banche con una Presidente donna – Flavia Mazzarella-, come BPER, che ha approvato un programma ambizioso per la valorizzazione dei talenti del genere meno rappresentato nelle posizioni di responsabilità, sia società industriali, come Maire, con un Presidente uomo, Fabrizio Di Amato, attento alla individuazione di tutte le leve per promuovere le eccellenze nascoste.

Solo alcuni altri esempi di azioni implementate: l’inserimento di obiettivi inerenti nei sistemi di incentivazione di breve e di lungo periodo e per favorire il raggiungimento dei target definiti, un sistema che ogni qualvolta si proceda con selezioni interne ed esterne per posizioni di responsabilità, preveda che le funzioni HR o i cacciatori di teste, facciano uno scouting accurato al fine di garantire che le candidature femminili rappresentino il 50% delle loro proposte; inoltre una previsione nelle policy interne che garantisca, non solo nella Capogruppo quotata ma anche nei CdA delle società controllate, la presenza del genere meno rappresentato, selezionando le nuove consigliere soprattutto tra le figure manageriali interne, naturalmente individuate per merito.

Role modeling

È importante continuare inoltre a supportare azioni di role modeling, come l’iniziativa nata in seno alla Commissione europea nel 2018 con l’obiettivo di garantire una rappresentazione paritaria nei talk e nei dibattiti pubblici, e rilanciata in Italia dalla Rai a gennaio 2022 con il principio “No Women No Panel”, che ‘valorizza il merito delle donne e il valore aggiunto delle loro competenze, per rispondere più efficacemente alle sfide del presente’ come ricordato dalla Presidente della TV pubblica, Marinella Soldi. Ai primi firmatari, tra cui la Presidenza del Consiglio, la Conferenza delle regioni, il CNR, la Conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI), l’Accademia Nazionale dei Lincei, si è aggiunta a ottobre 2023 l’adesione di Confindustria, aprendo anche al settore privato, con la più grande organizzazione di imprese in Italia.

E dal momento che a spiegare e interpretare il mondo infatti sono ancora quasi sempre gli uomini, al fine aumentare il numero delle figure femminili in qualità di esperte interpellate dai media, che numerose ricerche nel mondo dell’informazione dimostrano essere ancora in numero contenuto, negli ultimi anni sono nate in tutto il mondo numerose iniziative per avvalersi di opinioni di esperti ‘donne’, e le organizzazioni dei media stanno visibilmente facendo sforzi per diversificare i loro pool di figure autorevoli da intervistare, rispondendo alle pressioni esterne e agli sforzi interni del settore per fare meglio.

Nel 2020, data dell’ultimo report quinquennale del Global Media Monitoring Project, realizzato in collaborazione con la divisione dell’ONU che si occupa di gender parity, la UN Women, il 24% delle voci di esperti presentati negli approfondimenti di informazione sono state donne (19% nel 2015). Un miglioramento significativo che evidenzia un apprezzabile aumento della            presenza delle donne come fonti autorevoli nei media a livello globale.

In questo stesso solco, in Italia la Fondazione Bracco ha porta avanti il progetto #100esperte, sviluppato grazie anche al supporto della Rappresentanza in Italia, della Commissione Europea, in collaborazione con alcune rilevanti istituzioni come l’Università̀ degli Studi di Milano per l’area STEM, l’Università̀ Bocconi per l’area Economia e Finanza, l’ISPI per il settore della politica internazionale, con             l’obiettivo di incrementare la presenza nei media e nella società̀ civile delle voci di professioniste autorevoli, partendo dai settori di sapere che sono strategici per lo sviluppo economico e sociale del nostro paese e che presentano a livello esterno una disparità di genere accentuata.

E così si è partiti dalla individuazione delle 100 esperte nella scienza, per poi passare alle 100 esperte nel settore finanza (di cui sono stata chiamata a far parte), nella politica internazionale, nel settore della storia e filosofia ed infine in quello dello sport in collaborazione con Fondazione Milano Cortina 2026.

Valorizzare il lavoro di scienziate, economiste, esperte di politica internazionale ma anche di filosofe e sportive, vuol dire avere uno sguardo ancora più articolato e lungimirante sul nostro futuro, in cui una partecipazione femminile in linea con quella maschile significa più progresso.

*Consigliere di Amministrazione società quotate e Presidente comitati endoconsiliari, Co-Presidente WCD Italia, Membro Global Advisory Board Fordham Gabelli School of Business NY, Docente Università Cattolica del Sacro Cuore

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