Fondazione Marisa Bellisario

DONNE E STEM: SUPERARE I BIAS

di Roberta Cocco*

Ancora una volta l’8 marzo è l’occasione per fare il punto su alcuni nodi della condizione delle donne. E purtroppo uno dei più difficili da sciogliere resta il divario di genere, tuttora evidente in molti settori. A partire dalla presenza, ancora ridotta e non sufficientemente valorizzata, di donne nelle discipline tecnico-scientifiche (STEM). È un tema che ho conosciuto da vicino nel mio percorso professionale – che si è svolto prevalentemente nel mondo dell’Information and Communication Technology – e di cui mi sono interessata, promuovendo iniziative per contrastare il gender gap e superare stereotipi culturali e bias che allontanano le ragazze dall’intraprendere percorsi STEM. Il tema è sempre più studiato e oggetto di dibattito, ma è difficile comprendere perché le ragazze siano numericamente inferiori nei percorsi scolastici tecnologici. Sono profondamente convinta che questa carenza limiti anche l’accesso alle posizioni più interessanti nelle aziende, dove la trasformazione tecnologica è diventata una necessità urgente e la digitalizzazione sta velocemente mutando la maggior parte dei ruoli, richiedendo un radicale aggiornamento delle competenze.

Per definire meglio il contesto è utile una panoramica di dati aggiornati. In Unione Europea, i laureati in discipline STEM sono circa 21 su 1.000 giovani di età compresa tra i 20 e i 29 anni; le donne laureate sono circa il 15% a fronte di un 28% di uomini. In Italia, ogni mille laureati, 16,4% lo sono in materie STEM e le femmine sono il 13,3% contro un 19,4% di maschi (fonti: Eurostat, Salone dello studente 2024). La disparità tra donne e uomini nella scienza continua ad essere un tema critico in termini di accessibilità, riconoscimento e presenza in posizioni apicali, basti considerare che statisticamente, a livello nazionale, le donne costituiscono solo il 26,6% dei laureati in Ingegneria (fonte: Rapporto 2023 del Consiglio Nazionale degli Ingegneri) e il 40,9% di quelli laureati in Informatica e tecnologie ICT (fonte: Almalaurea). Le donne che hanno conseguito una laurea STEM sono circa il 41% rispetto al 59% degli uomini. Spesso sono più brave, con un voto medio di laurea superiore e concludono il percorso di studi in tempi inferiori. Ma questo vantaggio non si mantiene con l’ingresso nel mondo del lavoro. E c’è un tema ancora più attuale: si stima che in Europa solo il 16% dei professionisti dell’intelligenza artificiale sia ricoperto da donne. Da questo punto di vista, l’Italia si colloca sopra media, con il 26% di donne che vi lavorano: 10 punti percentuali sopra la media europea (dossier In-difesa – Terre des Hommes 2023)

In quasi vent’anni di impegno attivo su questi temi mi sono confrontata spesso con analisi e ricerche sulle cause di questo stato di enorme gap. Che, è bene ricordarlo, non trova nessuna base biologica: l’idea che le ragazze siano semplicemente “meno portate” è stata ampiamente smentita da un punto di vista scientifico. Questo stereotipo resta però molto radicato e si unisce a un insieme di fattori culturali, economici, politici, uniti a tanti bias che abbiamo interiorizzato. Racconto un aneddoto personale, piccolo ma significativo: quando mia figlia era alle elementari aveva una maestra bravissima: giovane, preparata, umana, brillante. Ai colloqui mi diceva con occhi sgranati e piuttosto stupita che Anna era bravissima in matematica. E lo diceva rivelando un certo stupore. Senza rendersene conto, anche lei, che godeva della mia stima, celava comunque un bias. E io le rispondevo sorridendo: “Avrà preso dal papà…”

Ecco: purtroppo lo stereotipo per cui le bambine sono più portate per le materie umanistiche, che le professioni tecnico scientifiche siano meno interessanti o creative, che gli studi di ingegneria, matematica o fisica sono esclusivamente per menti straordinarie, sono solo alcuni dei vincoli culturali presenti nella nostra società. Si è fatto e si sta facendo moltissimo sia a livello istituzionale che privato. È proprio di quest’anno la prima Settimana Nazionale delle discipline STEM, che ha visto coinvolte migliaia di scuole e università per la promozione della cultura digitale e tecnico-scientifica. Un impegno necessario perché il mondo del lavoro ha urgente bisogno di personale con competenze tecniche che non riesce a trovare: secondo i dati forniti da Unioncamere-Anpal ogni anno, in Italia sono introvabili circa 230/240mila laureati, quasi tutti Stem. Sono sempre più numerosi i progetti e i corsi di formazione in ambito STEM che le aziende, spesso in partnership con istituzioni e organizzazioni no profit, offrono ai giovani e in particolare alle ragazze sul territorio. Ma è necessario continuare a lavorare per diffondere il valore che una cultura digitale può offrire ai nostri giovani (e non solo) e che questi messaggi giungano anche nelle scuole e nelle famiglie.

È un percorso lento, spesso a ostacoli, ma che non possiamo permetterci di interrompere. Per le ragazze, per l’economia del Paese, per la società. 

Ps: Oggi Anna sta frequentando un corso universitario di Intelligenza Artificiale applicata al business. E si sta divertendo molto.

* Esperta di trasformazione digitale, Docente universitaria, Board member

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