Fondazione Marisa Bellisario

DONNE AL FRONTEX

di Rosaria Talarico*

Se i confini sono considerati limiti, li ho superati. Almeno quelli italiani. Da qualche mese ho iniziato una nuova avventura professionale in Polonia, nel quartier generale di Frontex, l’agenzia europea che si occupa della sorveglianza delle frontiere dell’area Schengen. Il suo ruolo comprende il controllo dei flussi migratori verso l’Europa e la lotta alla criminalità transfrontaliera. Lavoro come editor specialist della comunicazione interna, nell’ufficio che si chiama Media & Public Relations (MPR).

Frontex molto spesso è finita nelle cronache dei giornali italiani, accusata a vario titolo di una qualche responsabilità nei naufragi dei migranti (i due più recenti con un alto numero di vittime sono stati a Cutro e Pylos, in Grecia). Ma i compiti di Frontex riguardano la sorveglianza e non il soccorso, che è invece sempre a carico degli Stati membri. In caso di avvistamenti di imbarcazioni sospette o in pericolo, le procedure impongono che le diverse autorità nazionali vengano informate tempestivamente.

Raccontare il lavoro di team multinazionali che lavorano h24 nella sala operativa (Fsc, Frontex Situation Centre) e dove spesso brillano professionisti italiani provenienti da polizia, guardia di finanza e guardia costiera è sicuramente un privilegio. La mia sfida nella comunicazione è sempre stata coniugare il lato istituzionale con la curiosità. Trasferire contenuti complessi senza annoiare i lettori. Che è ciò che ho fatto per larga parte della mia esperienza professionale nell’esercito come ufficiale della riserva selezionata e come portavoce, occupandomi della comunicazione di ministeri e società di consulenza globali.

Essere una giornalista professionista (writing person, mi chiamano qui semplicemente) fa la differenza, anche in un contesto burocratico ed elefantiaco, come un’agenzia europea può essere a volte. Superata la selezione con vari colloqui e prove scritte, è stato sorprendente scoprire che le mie competenze giornalistiche e creative venissero effettivamente utilizzate al meglio, invece di essere depotenziate come ho visto purtroppo fare molto spesso.

Ulteriore sorpresa è stata trovare un team tutto al femminile, dove l’armonia regna sovrana, senza nessuna delle dinamiche tossiche di cui a volte sono pervase realtà dove lavorano solo donne. Niente invidia e competizione sleale, ma tanta condivisione, comprensione delle esigenze reciproche, flessibilità, risate e ovviamente impegno. Dopo le prime settimane di scetticismo, mi sono dovuta arrendere al fatto che non si trattasse del mio entusiasmo di newcomer a farmi vedere tutto rose e fiori… è che proprio siamo così: rosa e orgogliose di esserlo! Proporre contenuti in controtendenza, abusare dell’empatia e del fattore umano nella scrittura e nei rapporti con gli altri. Avendo sempre in mente che quando si parla di immigrazione dietro ai numeri ci sono persone.

Uso il mio fiuto di giornalista per trovare storie in mezzo a oltre duemila dipendenti (di cui la maggior parte sono gli standing corps, gli operatori in uniforme sparsi ai quattro angoli dell’Europa), scriverle in modo accattivante e usarle per raccontare cosa accade a chi lavora all’interno di Frontex. Una sfida quotidiana che attraversa lingue e Paesi diversi, modi di pensare. E siccome le donne sanno essere molte cose, anche spontanee e fuori protocollo, in un post sui miei social ho raccontato come la mia supervisor mi ha accolto il primo giorno di lavoro, esclamando “You are so small!” (sei così piccola, riferito alla mia statura non proprio da valchiria!). Per chi avesse curiosità di leggere di più:

https://www.linkedin.com/posts/rosariatalarico_journalist-communication-frontex-activity-7048660057474899970-5Nrv?utm_source=share&utm_medium=member_ios

Non posso che augurarmi che nei settori militari e nelle forze di polizia la leadership femminile prenda sempre più piede perché in grado di unire naturalmente la competenza all’empatia. E questo fa sempre la differenza, a prescindere dal genere.

*Specialist Editor Internal Communication Frontex

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5 commenti su “DONNE AL FRONTEX”

  1. Buongiorno

    Sono Roberto Giua e sto preparando un volume sul tema del traffico di esseri umani qui in America con confronti con l’Europa.
    Mia moglie, Prof. Laura Dryjanska vorrebbe avere il piacere di un contatto per un articolo

    Cordialmente

    Roberto Giua

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