Fondazione Marisa Bellisario

DAL GENDER GAP ALL’INCLUSIONE, ECCO COME COSTRUIAMO IL BENESSERE ORGANIZZATIVO

di Elena Salzano*

Intervista ad Annapaola Voto, Direttore generale di IFEL

Nata nel 2011 per volontà della Regione Campania, la Fondazione IFEL – “Istituto per la Finanza e l’Economia Locale della Campania”, ha, nel suo core business, quello di fornire assistenza tecnica specialistica per la programmazione, la realizzazione, la liquidazione e la certificazione dei programmi che fanno capo a tutta la politica di coesione e, quindi, ai fondi strutturali europei e ai fondi nazionali, FSE (Fondo Sociale Europeo), FSC (Fondo Sviluppo e Coesione) e FEAMP (Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca). Tra gli obiettivi specifici, poi, anche la realizzazione di progetti di studi e di ricerche, la realizzazione di database su determinate tematiche in Campania e la pubblicazione di Poliorama, una rivista che raggiunge trimestralmente i comuni, le associazioni e gli enti che, a vario titolo, sono beneficiari dei Fondi della Politica di Coesione.

Abbiamo incontrato Annapaola Voto, primo Direttore Generale della Fondazione IFEL, che all’atto del proprio insediamento, ha effettuato un censimento sulla presenza femminile e verificato la presenza del 52% di donne, con un consiglio di amministrazione costituito da un uomo e due donne, e con le posizioni di responsabili presidiate da 3 uomini e 3 donne.

“La Commissione Europea, a esito del programma 2014-2020, ha evidenziato che l’impegno sui temi della parità di genere è un obiettivo su cui c’è ancora bisogno di lavorare in tutta l’Europa e che le politiche di conciliazione del lavoro e della cura ancora non sono soddisfacenti, soprattutto in quella fase della vita delle donne molto particolare che è la maternità.Sui fondi strutturali, IFEL affianca i beneficiari rispetto alle molte possibilità di programmazione offerte: il Fondo Sociale Europeo, in Campania, è un pilastro sul piano delle politiche di supporto, e mette a disposizione 40 milioni di euro per il welfare aziendale, per le misure di incentivazione atte a favorire l’ingresso di donne prive di occupazione e la loro permanenza nel mondo del lavoro e per le misure di sostegno alla partecipazione a percorsi di studio e di formazione nell’ambito delle discipline scientifiche e tecnologiche.Il Fondo Economico di Sviluppo Regionale, il FESR, prevede delle azioni dirette proprio per il superamento del gap di genere, e impegna 24 milioni di euro per la realizzazione di asili nido. Insieme a questo, poi, ci sono i contributi indiretti a favore della parità di genere con progetti specifici.

Oggi, il nuovo Decreto Legislativo 36 del marzo scorso, cioè il nuovo codice degli appalti pubblici, di cui si parla poco, prevede in favore delle imprese certificate sulla parità di genere, la possibilità di godere, nell’ambito delle gare pubbliche, di un punteggio aggiuntivo.

Sono state inserite una serie di norme, molto specifiche, come ad esempio l’articolo 61, che contiene disposizioni volte a favorire le pari opportunità generazionali e di genere e per promuovere l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità in relazione alle procedure afferenti ai contratti riservati.

Per intervenire, quindi, in maniera più determinante, dobbiamo concentrare i nostri sforzi sulle seguenti questioni:

  • Femminilizzazione della povertà: la crisi del Covid l’hanno pagata soprattutto le donne, così come la crisi finanziaria del 2008 causò una perdita di lavoro soprattutto in settori tradizionalmente maschili, come quello delle costruzioni. Dopo il covid tutte una serie di professioni, che naturalmente erano assegnate alle figure femminili, hanno subìto un forte calo e così le donne sono state penalizzate. Senza considerare che l’emergenza di natura sanitaria ha poi influito sulle necessità di cure domestiche che spesso sono fornite dalle donne. Inoltre, con la digitalizzazione, si è avuta una ulteriore penalizzazione delle donne che, avendo una attitudine meno spinta sulle materie STEM, sono rimaste indietro con una accentuazione del gap non indifferente. E’ un vecchio retaggio culturale più che una inidoneità a questo tipo di discipline.

·         Ridotto accesso al potere: nella pubblica amministrazione e nel mondo privato si registra ancora una scarsa presenza delle donne non sempre, in verità, per responsabilità altrui, spesso per volontà personale, per quella tendenza a rimanere in una comfort zone che consente loro di lavorare e di mantenere un alto livello di tutela della dimensione familiare. In questo modo c’è una auto-rinuncia a ruoli di maggiore esercizio del potere, intendendo per potere ruoli di vertice e di responsabilità decisionale. ·         L’inverno anagrafico: abbiamo un quadro anagrafico preoccupante, che vede un nato ogni quattro anziani, e quindi, abbiamo una criticità sulla natalità che non è un tema legato alla sola maternità (che oggi viene affrontata talvolta verso i 36 anni). Si tratta, quindi, di verificare quali sono le condizioni di welfare per migliorare anche i lavori di cura, destinati non solo ai figli, ma anche agli anziani e ai soggetti fragili.·         La violenza di genere: se è vero che la violenza di genere non conosce classi e differenze sociali, è accertato che sono sicuramente più esposte le donne che vivono contesti di maggiore fragilità e di poca indipendenza, soprattutto economica. Le politiche di contrasto al gender gap non possono non essere generative di un impatto anche a favore di altri segmenti svantaggiati, i giovani, innanzitutto, passando così da misure di genere a quelle più generali di inclusione. Del resto tutto il Pnrr è stato concepito perché gli obiettivi siano destinati a ridurre le differenze generazionali oltre a quelle di genere. Mi fa piacere dire che in occasione della giornata intenazionale delle donne, ho inviato un questionario anonimo a tutte le professioniste che lavorano in Ifel sul benessere organizzativo, per capire quali sono gli ambiti sui quali intervenire.  Sulla base dello scenario che emergerà dai risultati, vogliamo puntare sulla FORMAZIONE per rafforzare le competenze delle donne chiamate a impegnarsi nei settori dove è richiesta competenza più digitale, informativa, ingegneristica, anche parallela al mondo universitario. E’ importante tener presente che, laddove si interviene con azioni di empowerment, si è di aiuto alla famiglia, e queste azioni contribuiscono a migliorare i sistemi di welfare che supportano le donne con un effettivo percorso di crescita. Un percorso che non è solo connesso al lavoro quotidiano ma è anche di carriera e di accesso a quelle funzioni apicali, l’esercizio delle quali, per tempo e risorse dedicate, non possono inficiare, poi, quelle altrettanto importanti svolte per la CURA della famiglia.

*CEO Incoerenze, Responsabile Fondazione Marisa Bellisario per la Campania

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