di Ada Grecchi
Non intendo porgermi come modello alle nuove generazioni, ma solo esprimere qualche concetto che mi auguro possa essere utile, anche se, nonostante le nostre ottime leggi, di questi tempi reggere a un mondo sempre più selettivo è ancora più difficile che ai miei tempi.
Le donne entrate come me nel mondo del lavoro negli anni ‘60 avevano una cultura generale contro. L’influenza della cultura fascista che aveva permeato l’Italia per tanti anni era ancora presente ed ebbe molto successo uno spettacolo di Franca Rame intitolato “Tutta casa, letto e chiesa” che fotografava la mentalità corrente contro la quale qualcuna cominciava a ribellarsi. L’idolo dei miei tempi era Marisa Bellisario e alla sua morte ci sentimmo tutte orfane di un modello irraggiungibile. Non sapevamo che fosse ammalata e io rimasi veramente molto colpita quando una sera dell’agosto del 1988, mentre ero in Islanda in vacanza con i miei figli, la televisione ne diede la notizia. Lella Golfo ne ha raccolto magnificamente il testimone. E per fortuna, perché sono convinta che nei confronti delle donne la memoria è più corta rispetto agli uomini.
Un impulso notevole alle carriere femminili è venuto dalla Legge Golfo del 2011 – la cui efficacia nel 2020 è stata prorogata per altri tre mandati – a seguito della quale negli organi di governo e di controllo delle società quotate e partecipate, un terzo delle componenti dei CdA devono essere donne. La Fondazione di cui Lella Golfo è Presidente è una rete che si estende ormai in tutto il mondo e ha dato un notevole impulso alla crescita femminile.
Quando io divenni dirigente, nel 1971, all’Enel le donne dirigenti erano 3 e gli uomini 1500. Penso di dovere la mia carriera di Vice Direttore centrale del personale alla determinazione che non mi ha abbandonato nemmeno di fronte ai molti no che ho ricevuto. Per questo, il messaggio che ho sempre dato a mia figlia e che lascio volentieri alle nuove generazioni è di non avere paura di insistere nel lavorare ma anche nel chiedere.
Dalla mia attuale posizione nella Commissione Esperti del Comune di Milano, vedo che le donne che si candidano per i posti di governo delle società partecipate sono ancora poche. Perciò ben venga questo nuovo progetto della Fondazione sull’importanza della comunicazione. Ricordiamoci che “sapere è potere”, come dicevano gli antichi.
E abbiate il coraggio di proporvi, non lasciate che le aziende e i Paesi siano governati solo da uomini o da donne proposte dagli uomini. Ripensando alla mia carriera, io ho sempre fatto l’errore di non chiedere aumenti di stipendio. Mi fidavo ciecamente dei miei capi e non sempre sono stata contraccambiata.
La tenerezza riservatela ai vostri cari, in azienda e in politica è meglio essere sorridenti ma dure.
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