di Annalisa Bovone, Francesca Porcu, Paola Tosi, Paola Zirilli
Come sarà l’Italia del futuro? È arrivato il momento di pensarci e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha questo obiettivo.
La bozza del 29 Dicembre è ancora in fase di revisione e non è ancora chiaro quali saranno gli strumenti che il governo metterà a punto per le Politiche Giovanili e per favorire l’entrata dei giovani nel mondo del lavoro.
Sarebbe interessante se l’esecutivo coinvolgesse nel piano di sviluppo proprio i giovani, neolaureati e neolaureate nelle diverse discipline, per comprendere quali sono i bisogni di questa fascia di popolazione che rappresenta il futuro, vuole essere parte della crescita e attende solo l’opportunità di “dare un contributo” allo sviluppo economico del proprio Paese.
Un altro spunto possiamo prenderlo da cosa stanno facendo gli altri Stati in merito al Next Generation EU. A lavoro e giovani, la Spagna ha deciso di destinare il 5,7% delle risorse mentre la Francia l’11,6%, rispetto a un 1,7% proposto dall’Italia. Occorre però tenere presente i criteri per descrivere le politiche variano da Paese a Paese e che, per esempio, il piano francese è finanziato per la maggior parte da fondi nazionali e solo per il 40% da fondi europei.
Secondo l’Eurostat, i giovani italiani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non seguono una formazione professionale (i NEET – Not in Education, Employment or Training) sono il 22,7% – circa una persona su cinque, con le donne in posizione più svantaggiata rispetto agli uomini – la percentuale più alta in Europa, dove la media si attesta al 14,8%.
Creare contesti in cui i giovani possano esprimere i propri talenti, incentivare l’occupazione e l’inserimento nelle aziende partendo dai bisogni delle stesse, creare un collegamento tra i percorsi formativi scolastici e il mondo del lavoro, mettere insieme domanda e offerta dovrebbe essere la priorità di tutti, di chi un lavoro lo ha già e di chi vorrebbe averlo, delle forze politiche e della società civile.
In questo periodo molte sono le petizioni nate dai giovani e indirizzate governo con richieste concrete: a partire da chi chiede di aumentare il numero di borse di studio per le scuole di specializzazione medica, a chi punta a retribuire i praticantati di ogni ordine professionale, fino al rilancio dell’occupazione giovanile puntando sul fantastico patrimonio culturale che l’Italia offre.
Confidiamo in un progetto di sviluppo che coinvolga i giovani e le giovani donne, considerando che nei Paesi in cui anche la donna lavora, migliora il reddito familiare e il tasso di natalità.
L’Italia non è un paese di giovani oggi, vogliamo che lo sia domani!
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