CHATGPT, PERCHÉ PER NOI DONNE È IMPORTANTE COMPRENDERNE POTENZIALITÀ E LIMITI

di Luigia Tauro*

Quella che chiamiamo intelligenza artificiale (AI) è una tecnologia teorizzata già negli anni ’40 del secolo scorso, sviluppata con la tecnica delle reti neuronali negli anni ’80 e applicata dagli anni ’90 per addestrare sistemi automatici al riconoscimento di immagini e del linguaggio naturale. L’enorme progresso nella capacità di elaborazione dati ha consentito di utilizzare l’AI come supporto alla soluzione di problemi complessi e per aumentare l’efficienza e la precisione dei processi e degli algoritmi nei campi della sanità, della finanza e dei trasporti, fra l’altro.

OpenAI, una start up di San Francisco che nella propria mission dichiara di voler garantire che l’intelligenza artificiale vada a beneficio di tutta l’umanità, ha rilasciato il 30 novembre scorso ChatGPT, un generatore di linguaggio naturale, che interagisce con l’utente come in una chat. È il primo strumento AI disponibile gratuitamente al grande pubblico ed ha avuto un immediato successo ed eco mediatica, raggiungendo 1 milione di utenti nei primi 5 giorni (per Facebook ci erano voluti circa 3 mesi per lo stesso risultato).

ChatGPT comprende e risponde alle domande – in apparenza con grande efficacia – con testi che sintetizzano il know how disponibile nel vasto corpus di testi, inclusi articoli di giornale, libri, siti web, conversazioni e molto altro, con i quali è stata addestrata. I vantaggi nel suo utilizzo per migliorare l’interazione uomo-computer, così come per automatizzare compiti ripetitivi, sono palesi.

Ci sono tuttavia anche dei rischi associati all’uso di questa tecnologia.

Ho chiesto a ChatGPT di elencarli: «poiché ChatGPT è stata addestrata su un gran numero di testi presenti in internet, può generare contenuti che possono essere falsi, ingannevoli o addirittura dannosi. Ad esempio, è stato dimostrato che i modelli di linguaggio automatico possono essere utilizzati per generare notizie false o per creare profili falsi sui social media. … È importante che ci sia una formazione adeguata degli utenti di modelli di linguaggio automatico come ChatGPT, in modo che possano comprendere i rischi e i limiti di questa tecnologia e utilizzarla in modo appropriato.

Inoltre, i modelli di linguaggio automatico, come ChatGPT, potrebbero riprodurre e amplificare gli stereotipi e i pregiudizi presenti nei dati utilizzati per l’addestramento. Ciò può portare a una rappresentazione distorta della realtà e a una perpetuazione di comportamenti discriminatori. Per questo è importante che gli sviluppatori di modelli di linguaggio automatico tengono conto della diversità dei dati e delle persone, selezionando adeguatamente i dati utilizzati per l’addestramento».

Sul primo punto, imparare a utilizzare i modelli di linguaggio automatico, comprendendone i limiti, possiamo lavorare tutte, nel nostro piccolo.

Ma qual è, invece, la reale partecipazione delle donne all’industria dell’AI e il loro contributo nel rendere l’AI più inclusiva e meno soggetta a bias cognitivi e pregiudizi?

Il rapporto dell’UNESCO “The Effects of AI on the Working Lives of Women”, pubblicato a marzo 2022, rileva che le donne ricoprono solo il 18% dei ruoli esecutivi e di leadership nelle maggiori start up di Artificial Intelligence mondiali. Anche in ambito accademico, le donne sono sottorappresentate. I dati OECD.AI del 2020 riportano come solo il 14% degli autori di articoli accademici sull’IA erano donne. Il report conclude che aumentare il numero e il tasso di donne nell’imprenditoria e nell’innovazione legate all’IA sarà fondamentale per rendere inclusivo lo sviluppo dell’IA.

Le statistiche ci dicono che c’è ancora molto lavoro da fare e promuovere l’istruzione delle donne e delle ragazze nelle materie STEM è sicuramente il primo passo per chiudere anche questo gender gap.

* Tecnologa, membro del CDA di società quotate, ha fondato e dirige una start up innovativa in ambito eHealth

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