Fondazione Marisa Bellisario

CARLO MESSINA: «LA DIGNITA’ DEL POSTO DI LAVORO»

a cura di Intesa Sanpaolo

Nel 2022 l’economia italiana, dopo lo shock creato dalla pandemia, ha avuto un rimbalzo superiore a quello degli altri paesi europei con una crescita del 3,7% e un inizio 2023 con il segno ancora positivo. Questo anche grazie alla resilienza delle imprese italiane e alla loro capacità di aumentare le esportazioni in tutto il mondo, oltre alla solidità del risparmio delle famiglie. Dopo l’inizio della guerra in Ucraina però c’è stata una forte accelerazione dell’inflazione (8,1% su base annua, come riportato dall’Istat), dovuta soprattutto all’incremento del costo dell’energia e alla scarsità di materie prime che hanno provocato rallentamenti su tutta la filiera industriale, con il conseguente aumento dei prezzi e una forte erosione del potere d’acquisto.

A questo contesto complesso si aggiunge un problema strutturale dell’Italia che ha i salari bloccati da oltre 30 anni: è l’unico Paese dell’area Ocse nel quale, dal 1990 al 2020, il salario medio annuale reale è diminuito (-2,9%) a fronte di aumenti di oltre il 30% in Francia e Germania. E anche il 2023 non fa ben sperare, perché nonostante lo scorso anno abbia visto un aumento del 2,3% dei salari orari medi, secondo Eurostat, si tratta comunque di quasi la metà della media Ue, al 4,4%.

In uno scenario in cui l’inflazione continua a rimanere alta e l’aumento dei prezzi sta mettendo in difficoltà le famiglie italiane, un segnale molto forte è arrivato in occasione del 22° Congresso Nazionale della Fabi (Federazione Autonoma Bancari Italiani) lo scorso 12 giugno da parte del Consigliere Delegato di Intesa Sanpaolo Carlo Messina che ha affrontato apertamente l’argomento. Nella tavola rotonda “Il contratto nazionale e il ruolo sociale delle banche”, Messina ha strappato l’applauso della platea, 1.600 sindacalisti bancari, quando ha spiegato che conta di accogliere la richiesta di un incremento economico di 435 euro mensili nel contratto di lavoro. La banca «non farà nessun tipo di approccio negoziale sulle richieste economiche» dei sindacati, ha dichiarato, perché «in una fase in cui c’è un incremento della redditività significativa» (la banca prevede 7 miliardi di utili nel 2023) «non è in nessun modo accettabile non concedere aumenti consistenti ai lavoratori in banca». E ancora: «È possibile immaginare uno sforzo tra banche e sindacati per una distribuzione degli utili anche alle persone che lavorano in banca, come forma di retribuzione», ipotizzando una nuova forma di retribuzione per le persone della banca, soluzione al momento ancora tutta da costruire.

Intesa Sanpaolo è il più grande datore di lavoro privato in Italia con quasi 74 mila persone e sta conducendo uno dei più importanti piani di assunzioni di giovani con 4.600 ingressi entro il 2025. Ma secondo Messina non è sufficiente la «salvaguardia del posto di lavoro», è fondamentale la «dignità del posto di lavoro». Il banchiere ha inoltre ricordato di aver svolto tutta la sua carriera in banca dove ha iniziato da «impiegato di prima» con una retribuzione di un milione di lire, che oggi sarebbe intorno ai 500 euro.

Il dibattito sull’aumento degli stipendi si inserisce in quello più ampio sul benessere di lavoratrici e lavoratori e sul ruolo sociale che possono avere le imprese ricorrendo a nuovi modelli di organizzazione del lavoro che vadano incontro alle esigenze di conciliare la vita professionale con quella privata. Anche su questo tema Intesa Sanpaolo ha anticipato i tempi. È stata la prima grande impresa in Italia a introdurre nel gennaio 2023 la possibilità di ricorrere su base volontaria alla settimana corta, 9 ore al giorno per quattro giorni, riducendo quindi l’orario da 37,5 ore a 36 a parità di stipendio. Si aggiunge un’ampia flessibilità dell’orario di ingresso, tra le 7 e le 10 (e di conseguenza di uscita) e la possibilità di ricorrere allo smart working 120 giorni. Lo scorso anno, Paola Angeletti, la top manager che è appunto responsabile del funzionamento della struttura organizzativa di Intesa Sanpaolo, è stata premiata dalla Fondazione con la tradizionale “Mela d’Oro” anche per l’impegno nell’introduzione di strumenti a favore della conciliazione di vita lavorativa e familiare, equità di genere, inclusione e benessere sul luogo di lavoro.

Proprio la flessibilità del lavoro è oggi una priorità assoluta per la maggior parte delle persone ed è considerata uno degli strumenti utili ad accelerare sull’inclusione perché permette di ridurre le disparità di genere e geografiche, dando ad esempio la possibilità ai genitori di non dover più scegliere tra carriera e vita familiare, scelta che spesso va a discapito delle donne.

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10 commenti su “CARLO MESSINA: «LA DIGNITA’ DEL POSTO DI LAVORO»”

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