Fondazione Marisa Bellisario

CAMBIA IL VENTO PER LE DONNE IN POLITICA

Ancora una donna, ancora un primato in politica. Alessandra Todde è la prima presidente della regione Sardegna. «Abbiamo sfondato il tetto di cristallo dopo 75 anni», dice nella sua prima conferenza stampa. «È stato un lavoro di squadra, sono stata supportata da tante donne. La mia giunta sarà di alto livello e competenza, e io sono operativa da subito, non c’è tempo da perdere». Nessun dubbio che a parlare sia una donna

L’analisi politica del voto non lascia spazio a incertezze o fraintendimenti. Ha vinto lei, non la sua coalizione, non i partiti che la sostenevano. Il voto di lista mostra un risultato capovolto con il centrodestra sei punti in vantaggio rispetto al centrosinistra: più di cinquemila elettori hanno scelto un altro schieramento ma sulla scheda hanno indicato lei. Il Movimento 5 stelle, di cui era Vicepresidente fino alle dimissioni per la corsa alle regionali, si è fermato al 7,8%. Certo, va dato atto ai pentastellati di aver compreso le potenzialità di una candidatura femminile. Chiara Appendino, sindaca di Torino dal 2016 al 2021, Virginia Raggi, alla guida della Capitale negli stessi anni e ora Todde: tutte le grandi svolte elettorali del M5S hanno nomi di donne.

Un’altra donna. Perché è questo che mi colpisce nel voto di domenica. Il vento è cambiato davvero e non per la maggioranza o l’opposizione ma per le donne. Giorgia Meloni, prima premier dell’Italia repubblicana, Elly Schlein, prima segretaria del Pd e ora Todde alla guida di una Regione che ha espresso la sua prima senatrice nel 2013! Donne con profili, cultura, ideali diversi certamente ma con alcuni denominatori comuni. La volontà ferrea prima di tutto, la capacità di andare contro. Contro il sistema politico maschiocentrico, contro le segreterie in grigio, contro ogni previsione e pronostico. E di vincere.

Della Meloni è stato già detto tutto su come sia arrivata a guidare il Paese, tanto che oggi gli analisti segnalano come maggior tallone d’Achille quello di una forza, carismatica ed elettorale, che non può far da sé. Dovrà candidarsi alle europee per vincerle, senza la sua faccia il partito che ha fondato non sfonda. Ha un problema di classe dirigente ma non di credibilità personale. Quella è solida. La seconda, Schlein, ha vinto le primarie senza tessera del partito, ottenendo il 78% delle preferenze dei non iscritti e sparigliando il voto dei circoli e delle sedi del partito. Va spesso controcorrente, ascolta tutte le anime del partito ma poi decide da sola, e spesso non gode del plauso dei maggiorenti del Pd, anzi. Della terza, Todde, abbiamo letto il curriculum. Come tanti altri giovani, lascia la Sardegna in cerca di fortuna ma dopo quattordici anni all’estero – ai vertici in settori poco battuti dalla presenza femminile come la tecnologia e l’energia – torna in Italia. Una donna con le idee chiare e le competenze per metterle in pratica. Sul palco, a chiusura della campagna elettorale non ha voluto i leader dei partiti che la sostenevano ma due donne: la mamma e la nipotina. Aveva ragione lei.

Sono donne che hanno fatto gavetta, scegliendo le proprie strade e costruendo un personalissimo percorso. Con autonomia, coraggio, intraprendenza. Doti politicamente poco praticate. Donne che hanno messo l’uno sull’altro i voti, le preferenze, guadagnando sul campo i primati che spettavano loro. Donne capaci di intercettare i sentimenti di chi doveva votarle, di accorciare le distanze siderali che oramai dividono partiti e cittadini, di riconquistare una fiducia apparentemente erosa. Se le hanno lasciate libere di tentare non è mai stato per generosità ma perché non le hanno viste arrivare, le hanno sottovalutate. Ma oggi, forse, iniziano a comprendere la forza aggregante di un modo differente di fare e intendere la politica, quello femminile.

Perché al di là dei distinguo che loro stesse fanno in un normale e scontato gioco di sana opposizione, queste donne sanno di aver inaugurato una leadership che si fonda su un approccio alla politica nuovo: pragmatico, empatico, solidale ma allo stesso tempo privo di cedimenti e ambiguità. E, come mai accaduto finora, i cittadini, di destra o sinistra che siano, riconoscono in loro una guida capace di scardinare vecchie e usurate logiche di potere, di rompere gli argini. Sono il nuovo che avanza e certamente hanno la responsabilità da una parte di porre le basi di un rinnovato rapporto tra politica e cittadini, dall’altra di tracciare la strada di un nuovo corso per le donne in politica. Senza investiture dall’alto o atteggiamenti gregari. C’è il carisma, le competenze, la passione e una visione del potere come servizio e non appannaggio personale. E c’è il consenso da conquistare. Si riparte da qui e io tifo per loro. Per le donne.

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