Fondazione Marisa Bellisario

ANALISI SOSTENIBILITÀ SANITARIA. UN TEMA DI GRANDE ATTUALITÀ

di Francesco Bove*

Non manca occasione per esaltare il nostro sistema sanitario che da più parti viene preso ad esempio da molti paesi che addirittura ce lo invidiano. Credo che sia più una propaganda autoreferenziale. Basti pensare alla situazione dei pronto soccorso e alle gravi carenze strutturali mostrate in pandemia.

È noto a tutti che il SSN, ideato molti anni prima sul modello di quello inglese, decollava nel ’79 mentre quello inglese già mostrava l’inefficacia. Il tutto a tutti e gratis metteva di fatto il sistema in grave difficoltà, arrivando all’insostenibilità dei giorni d’oggi.

In Italia si è passati da 66 miliardi del 2000, al 103 del 2010 e ai 130 miliardi attuali. Un lavoro della Ragioneria dello Stato negli ultimi anni del 900, metteva in guardia i politici e gli amministratori partendo da proiezioni sull’invecchiamento della popolazione, con una quota superiore al 20% di ultra sessantacinquenni e dell’11% di ultraottuagenari nel 2025. Ora siamo vicini a questo primato che evidenzia una diminuzione di popolazione in attività produttiva e un netto aumento di pensionati che, oltre a gravare sulle casse dell’INPS, grava sulla sanità per l’alta richiesta di servizi e assistenza.

Pertanto, a fronte delle risorse economiche assegnate, in percentuale al PIL, rimanendo queste invariate, il benessere sanitario della popolazione, è stato calcolato, diminuisce del 30%.

La percentuale del PIL per la sanità, è noto, è tra le più basse in Europa e non deve destare meraviglia perché nelle fasi di emergenza siamo indietro e non certo per questioni organizzative o per la mancanza di un rinnovato piano di emergenza. I deficit degli ospedali e le difficoltà delle regioni sono evidenti. La politica dei tagli lineari porta vantaggi nelle casse, ma non nel benessere dei cittadini.

Del resto le innovazioni tecnologiche, le nuove patologie, non hanno fatto altro che peggiorare il quadro con un aumento di 2/3, relegando agli sprechi e frodi un aumento di 1/3.

Il contenimento della spesa si può ottenere investendo in sicurezza e qualità. Basti pensare ai danni iatrogeni che nel mondo occidentale sono stimati intorno al 10%.

Il percorso della quality improvement è sicuramente l’investimento più importante, che richiede tempo e una forte leadership dei medici più autorevoli, con un salto culturale delle istituzioni e della politica che adotti la ricerca dei migliori con le leggi di mercato e aumenti la concorrenza per ottenere migliori risultati; con una maggiore attenzione all’etica in sanità, per migliorare la capacità organizzativa e gestionale, abbattendo costi inutili e interventi inappropriati, ma anche mettendo seriamente sotto controllo la spesa farmaceutica che nel mondo ha evidenziato trattamenti inefficaci con costi elevati. Mi  riferisco a statine, antidepressivi, antipertensivi, ecc…

L’organizzazione dei servizi sanitari è un importante elemento di contenimento della spesa. Serve l’integrazione dei medici ospedalieri con quelli extra-ospedalieri e la presenza di un Hospitalist ma sappiamo che la medicina di base, essenziale per questo discorso, è in grande difficoltà.

Occorrerebbe rivedere l’organizzazione dell’intramoenia, una spesa eccessiva con pochi ricavi e con dei conflitti sociali. La problematica della libera scelta rimane fondamentale e non condizionata dalle aziende pubbliche.

Risparmiare e rendere più efficienti i Pronto Soccorso con uno scudo penale e civile. I medici disertano i bandi, le code sono un incubo per il malcapitato.

Inoltre, le liste d’attesa. In ortopedia basterebbe dividere la traumatologia dall’elettiva per così ricoprire tutti gli slot disponibili senza alibi per le difficoltà organizzative dovute ai traumi non preventivabili.

Sviluppare la politica del week-surgery, con risparmi intuibili, soprattutto per le spese nei giorni festivi.

Infine, nell’ottica del risparmio, bisognerebbe nel campo della traumatologia e ortopedia, per fare un esempio, addebitare le spese per traumi sportivi, così da indurre gli sportivi iscritti alle federazioni a ricorrere a una copertura assicurativa, così come coloro che effettuano attività nei circoli o società sportive.

Recuperare presso le assicurazioni tutte le spese conseguenti a trauma stradali.

Bisogna quindi concentrarsi su sicurezza, qualità, organizzazione, con un cambiamento culturale che dovrebbe vedere i medici migliori in prima linea.

*Presidente Aila – Fondazione per lotta all’artrosi e osteoporosi

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