Fondazione Marisa Bellisario

IL PREZZO DELLA PACE

di Paola Tommasi*

Per evitare un conflitto mondiale, l’unica “arma” oltre ai canali diplomatici, da tenere sempre aperti e vivi, che l’Europa può utilizzare per dissuadere la Russia dal continuare il conflitto in Ucraina sono le sanzioni economiche.

Nel lungo periodo, infatti, con l’economia in recessione sarebbe difficile per Putin continuare a finanziare la guerra. Il problema è però che le sanzioni imposte alla Russia possono avere effetti negativi anche sull’economia europea e quindi sull’economia italiana. È il prezzo che siamo chiamati a pagare per stare a fianco del popolo ucraino, che ha tutta la nostra solidarietà e che ha dimostrato grande coraggio nel resistere all’invasione del proprio territorio.

Ma c’è un settore che non è stato ancora toccato dalle sanzioni europee nei confronti della Russia: quello del gas, che costituisce la principale fonte di entrata per Putin. La vera domanda da porci a questo punto è: siamo disposti a rinunciare al riscaldamento in casa per la Pace? Interrogativo che qualche settimana fa lo stesso Presidente Draghi ha posto a tutti gli italiani. E sono disposti i governi dell’Unione Europea ad arrivare a tal punto? Su questo si è verificata una spaccatura con la Germania non del tutto convinta e l’Ungheria di Orban nettamente contraria. Si dovrebbe giungere pertanto a una decisione di compromesso per cui gli Stati membri dell’Ue avrebbero tempo fino a fine anno per fare a meno del gas russo e ridurre conseguentemente il flusso di denaro verso il Paese invasore.

Nelle previsioni economiche di primavera pubblicate ieri, la Commissione europea ha segnalato che la crescita del Pil per l’Unione europea subirebbe un crollo del 2,5% e l’inflazione aumenterebbe del 3% oltre il già alto livello attuale in caso di stop al gas russo. Numeri che certamente peseranno nelle decisioni che verranno prese.

Tra i settori più colpiti dagli effetti indiretti delle sanzioni in Italia c’è soprattutto il made in Italy e in particolare, oltre al settore manifatturiero, anche quello alimentare e gli elementi della dieta mediterranea. A livello di territori, invece, le regioni più penalizzate sono, nell’ordine: Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte e Marche, che hanno maggiori scambi commerciali con Mosca.

Per quanto riguarda, infine, la Russia: secondo le ultime stime della Banca mondiale, le sanzioni provocheranno un calo del Pil russo di oltre l’11,2% quest’anno, con l’inflazione fuori controllo che potrebbe arrivare addirittura al 22%. Tema, quest’ultimo dell’inflazione, che tocca, sia pur con numeri più contenuti della Russia, anche Europa e Stati Uniti, con l’aumento dei prezzi dell’energia, delle materie prime e dei beni di prima necessità.

Uno degli effetti collaterali della guerra in Ucraina, nota tra le altre cose per essere il “granaio d’Europa”, è infatti il rischio di una crisi alimentare che potrà riguardare soprattutto i Paesi meno avanzati del mondo, con conseguenti flussi migratori verso l’Occidente.

Sono davvero tanti, di democrazia, di diritti, economici, sociali e via discorrendo, i motivi per cui dobbiamo davvero augurarci che la Pace arrivi presto. W l’Ucraina, W la libertà.

*Giornalista

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2 commenti su “IL PREZZO DELLA PACE”

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