di Antonella Grassigli*
Supportare persone che decidono di rompere gli schemi, creando una nuova azienda, con modelli di business diversi da quanto già visto e spesse volte veramente rivoluzionari è un’esperienza veramente speciale ed arricchente. La mia esperienza di Investitrice e professionista mi porta a dire che il confronto con imprenditrici e imprenditori ambiziosi che abbandonano strade professionali sicure per affrontare il mondo aziendale arricchisce molto più spesso chi investe rispetto a chi riceve.
In Italia, dopo una partenza largamente in ritardo rispetto al resto d’Europa, per non parlare dei Paesi Anglosassoni, il gap si sta recuperando, anche grazie al deciso intervento di Cassa Depositi e Prestiti che nel giro degli ultimi tre anni ha immesso, e immetterà, nell’ecosistema dell’innovazione italiana svariate centinaia di milioni di Euro.
C’è però un problema che non viene evidenziato in maniera adeguata: meno del 5% di queste importantissime risorse viene investita in Startup fondate da donne o che risolvono un problema legato al mondo femminile.
Non è un problema solo italiano, ma europeo, senza parlare degli USA. Nell’ultimo report redatto da European Women in Venture Capital si legge che a fronte del fatto che il 2021 è stato ancora una volta un anno record per le startup e i fondi di venture capital, con oltre 100 miliardi di euro investiti in aziende tecnologiche in Europa e per i fondi di venture capital, che hanno raccolto quasi 20 miliardi di euro, il report evidenzia lo squilibrio nell’accesso al capitale da parte delle donne manager europee di VC (solo il 9% degli AUM è in mano a donne), la discrepanza di definizione tra le varie funzioni nel ruolo di Managing/General Partner e la disparità di accesso al carry (la cosiddetta remunerazione a success fee) per le donne.
Per quanto riguarda le startup guidate da donne, anche in questo caso meno del 2% del denaro VC è stato investito in esse.
Noi donne non dobbiamo fare l’errore di sottovalutare questo fenomeno in quanto le aziende innovative saranno le grandi aziende del futuro e saranno in grado di plasmare le prossime generazioni con modelli di leadership non corretti. Basti pensare a quello che sta avvenendo in questi giorni con la vicenda Twitter e la tossica leadership di Elon Musk!
Anche in Italia la ricchezza in mano alle donne è in aumento ed è importante e necessario che questa ricchezza venga veicolata sull’economia reale femminile ed innovativa, mutuando un modello di società profit, ma attenta a tutti gli stakeholder e non solo agli shareholders.
Quindi cosa si può fare in concreto per supportare le imprenditrici? A mio parere sarebbe necessario agire su due fronti: quello privato e quello pubblico. Lato privato, è necessaria un’opera di educazione ed empowerment sui temi legati agli investimenti finanziari, anche ad alto rischio, che sono poi quelli che cambiano il sistema economico del Paese.
Lato pubblico, invece, creare e sostenere l’intera filiera dell’innovazione femminile a partire dagli incubatori e/o acceleratori dedicati, ai Club di Business Angel fino ad arrivare ai Fondi di Venture Capital nelle varie fasi di sviluppo, dal Seed al Series A.
Infine, il ruolo delle imprenditrici e manager donne di successo è fondamentale sia per dare l’esempio alle prossime generazioni di giovani sia come mentor per un necessario confronto tra generazioni e give back.
*CEO e Co-Founder Doorway
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