di Valeria Ferrero*
Seguo quotidianamente, come moltissime, la Newsletter della Fondazione, una vetrina di ispirazione su ciò che accade nel mondo con la chiave di lettura di una visione femminile. Da tempo siamo riportate a una lunga serie di articoli sull’aborto e sulla maternità cosa che, penso di poter interpretare il pensiero di molte e di molti, è di per sé anacronistico, inutile e se posso, stancante. Fiumi di parole, stampate e professate, sul se, come e perché.
Ma come si fa anche solo a pensare che un aborto sia una scelta semplice, non ponderata, non sofferta?
Scrivo questo pezzo perché in Piemonte, il Consiglio Regionale nel 2022 ha varato una legge “Vita nascente” per la promozione del valore sociale della maternità e sostegno delle gestanti e/o neomamme. Importo stanziato 400mila euro finalizzati a coprire progetti mirati al superamento delle cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza. L’intendimento era di “mettere in campo interventi precoci e intensivi nei primi 1000 giorni di vita per contrastare l’insorgenza dello svantaggio sociale, nella consapevolezza che i primi 1000 giorni di vita di un essere umano sono un periodo di importanza strategica che pone le basi per lo sviluppo e la salute dell’intero arco della vita.”
La legge, nonostante molte prese di posizione contrarie, è stata rifinanziata e nel 2023 e siamo arrivati a 940.000 euro. Per l’annualità 2024 è stato fissato a 15 il numero minimo di donne alle quali offrire un progetto/percorso di accompagnamento individualizzato da parte di organizzazioni e associazioni operanti nel settore della tutela materno infantile. Gli interventi prevedono azioni quali: ascolto e consulenza, attraverso la presenza a sportello programmato presso i presidi sanitari; supporto alle donne in attesa per accompagnarle in una scelta individuale consapevole; progetti di sostegno e di accompagnamento all’autonomia alle mamme.
940.000 euro, 15 donne, 1000 giorni per “finanziare” una vita, partendo dal presupposto che le donne non arrivano a una scelta dolorosa senza averla prima ponderata? Chi decide chi saranno le 15 donne? Secondo quale criterio di priorità? Con quale monitoraggio? Quale rendicontazione dei risultati? 1000 giorni? Come fa una maternità consapevole e responsabile a essere tranquillizzata per il futuro con 1000 giorni di copertura finanziaria? Domande scontate che prevederebbero risposte molto semplici se non fosse che queste risposte non le abbiamo. E così, in assenza di risposte, ad aprile di quest’anno, il Corriere della Sera – Edizione Torino pubblica un articolo sullo scontro in Regione per la poca trasparenza nella attribuzione dei fondi a tutte le associazioni che hanno presentato dei progetti (16 in tutto), tra le quali anche associazioni antiabortiste. Tutte hanno “meritato” lo stesso importo e pare che le erogazioni abbiano sforato quanto previsto.
Vogliamo sostenere le nascite e invertire il trend demografico? Allora informazione, formazione, infrastrutture, lavoro, parità di rappresentanza, opportunità per il futuro. Piani strategici e non inutili, inefficaci e onerosi interventi tattici. La maternità deve essere una scelta libera e responsabile. Con la Fondazione continuiamo a lavorare affinché i figli possano essere una scelta e, sopra ogni cosa, che la libertà di scelta sia lasciata alle donne.
*Referente Fondazione Marisa Bellisario Piemonte