di Patrizia Ravaioli*
L’indice Gender Leadership Index In Health” dell’Osservatorio LEADS-LUISS.
Sognando parità. Così La demografa Rossella Palomba, demografa sociale, titolava l’inchiesta compiuta dieci anni fa, fotografando un Paese, l’Italia, in cui la parità di genere era un traguardo lontano almeno un paio di secoli.
I dati dell’OMS rilevano, nel settore della Salute, una rappresentanza femminile pari circa al 70% di cui solo il 25% in posizione apicale. Il settore della Salute infatti, come noto, è ad alto tasso di occupazione femminile per esempio sono donne il 78% del personale infermieristico e il 50% del personale medico (Conto Annuale MEF, 2020). Però se guardiamo i vertici, secondo i dati forniti dal Report FIASO pubblicato nel 2022 solo 2 direttori generali su 10 sono donne.
Se dunque il Novecento è stato il periodo delle prime conquiste legislative che hanno liberato le donne da molte ingiustizie, ancora oggi si è in attesa di spazi di equità e merito, in particolare nel mondo della Salute occorre sviluppare e implementare azioni sinergiche che stimolino il confronto tra le organizzazioni, il dibattito tra gli stakeholder e contribuiscano ad una maggiore attenzione al tema.
È proprio in questa ottica che alcune settimane fa è stata presentata la prima relazione Annuale dell’Osservatorio sull’Equità di Genere nella Leadership nel settore sanitario, nato dalla collaborazione dell’Associazione Donne Leader in Sanità con la Luiss Business School, che, come un punto di ricerca privilegiato nel settore, ha l’obiettivo di mappare i dati sia nel settore sanitario pubblico che in quello privato e, attraverso gli indicatori, individuare le best practice che possano essere replicabili nelle aree dove l’equa rappresentanza di genere nella leadership femminile, risulta essere inferiore.
L’Osservatorio, con il suo team di ricerca, ha elaborato il Gender Leadership Index in Health (GLIH) capace di misurare l’equità di genere delle posizioni di vertice nei diversi settori della Sanità, settore pubblico, farmaceutico e delle aziende di dispositivi medici, con valori che possono variare tra 0 e 1. Ovviamente 0,5 esprime il valore ideale di equa rappresentanza tra generi nel settore di appartenenza.
Il settore pubblico, con un totale di circa 650mila occupati, presenta una percentuale di donne che è cresciuta nel tempo, passando dal 59% nel 2001 al 68% nel 2020 (Conto annuale MEF, 2020). La situazione ai vertici è invece ben diversa. Il nostro indicatore GLIH mostra per il settore pubblico nel 2020 un valore pari a 0,19, ben lontano dallo 0,5 che rappresenta l’equa rappresentanza; abbiamo inoltre calcolato che con i trend attuali sarebbero necessari ben 150 anni per raggiungerla.
Diversa è la situazione nelle aziende farmaceutiche che rappresentano senza dubbio una best practice. La percentuale di donne occupate è inferiore, sia pur in lieve aumento, passando dal 41,8% del 2011 al 43,4% del 2021 (elaborazioni su dati Ufficio Studi Farmindustria). Le leader donna (quadri e dirigenti) nel settore sono cresciute stabilmente, a fronte di un calo del numero di leader uomini. L’Indicatore GLIH mostra in questo caso un valore pari a 0,5 che esprime di fatto l’equità, che però è raggiunta grazie ad una quota molto alta di quadri, mentre le donne dirigenti, pur in crescita, sono ancora leggermente sottorappresentate rispetto ai colleghi uomini.
Il settore dei dispositivi medici si pone in una posizione intermedia tra il settore pubblico ed il settore delle aziende farmaceutiche. La quota di donne occupate è sostanzialmente stabile, pari al 46% nel 2020 (elaborazioni su Ufficio Studi Confindustria Dispositivi Medici). L’indicatore GLIH per questo settore nel 2020 è pari a 0,29, non solo lontano dalla equa rappresentanza ma anche in calo rispetto al valore di 0,31 calcolato sul primo set di dati disponibili che si riferiscono al 2017.
In estrema sintesi il quadro delineato dallo studio Leads-Luiss sottolinea che ancora esiste un soffitto di cristallo che limita la presenza femminile ai vertici della Sanità (pubblica e privata) e più in particolare rallenta il passaggio delle donne dalle posizioni di leadership intermedie alle posizioni apicali.
Solo se raggiungeremo tutti insieme uomini e donne la piena consapevolezza che questa non è una “questione femminile” ma bensì un valore per la crescita e lo sviluppo economico e sociale del nostro Paese potremo, mettere in atto le misure necessarie a risolvere il problema.
*Presidente Associazione Donne leader in Sanità