Fondazione Marisa Bellisario

SOFT VS HARD SKILLS: UN DIBATTITO IN CONTINUA EVOLUZIONE

di Brunella Caiazza*

Negli ultimi anni il dilemma è virale: soft skills o hard skills? La discussione sul ruolo delle Stem nel futuro dell’innovazione tecnologica e digitale per il nostro Paese e sull’importanza delle competenze socio-emotive, rapportate alle discipline tecnico-scientifiche è aperta e interattiva. Una cosa è certa, diciamolo subito, entrambe sono necessarie. Le soft skills sono competenze e abilità che ci permettono di avanzare, di comunicare, di collaborare, di restare connessi con gli altri e di dirigerci verso il nostro futuro, sia personale che professionale. Le hard skill sono competenze tecniche attuali che vengono sviluppate negli studi Stem, acronimo di Science, Technology, Engineering and Mathematics, sono cioè la combinazione perfetta delle discipline tecniche, la IT.

L’importanza di avere solide conoscenze in ambito tecnologico e scientifico negli ultimi anni è diventata una necessità che tende ad amplificarsi di continuo, anche per la capacità di essere motore di cambiamento e di risoluzione di tematiche molto attuali e urgenti come il gender gap, la sostenibilità ambientale e la scarsa offerta di talenti specializzati in settori ad alto contenuto tecnologico. Lo studio delle discipline scientifiche ancora oggi sembra essere sempre riservato, anche se non più in via esclusiva, agli uomini. Le donne, nonostante gli stereotipi e il retaggio culturale, con motivazione e determinazione hanno però sicuramente incrementato il loro interesse e la scelta di indirizzo verso le materie Stem, ma non si può dire che esse abbiano libero accesso ai livelli professionali alti. Il soffitto di cristallo, cioè la barriera sottile e invisibile che le tiene lontane da ambiti lavorativi importanti, potrebbe essere facilmente e velocemente infranta grazie alla formazione scientifica poiché porterebbe a diminuire il divario di genere tra uomini e donne almeno nel comparto delle materie tecniche.

Anche nel settore dell’IA, la disponibilità di talenti è aumentata in modo esponenziale, ma la percentuale di donne è solo del 30%. Il dibattito attuale è sul timore che l’IA possa presto rendere obsolete le competenze tecniche attuali che vengono sviluppate negli studi Stem, perché padroneggiare le nuove tecnologie non basterà. L’IA ha cambiato profondamente il modo di fare le cose, perché il progresso scientifico e tecnologico ha consentito di far fare alle macchine ciò che dovrebbero fare le persone. È evidente come l’evoluzione scientifica e tecnologica sia diventata inarrestabile e che presto le IA avranno un ruolo sempre più rilevante nel mondo del lavoro.

Le “soft skills” sono invece abilità non tecniche, spesso intangibili, ma determinanti per il successo sul luogo di lavoro e nel contesto sociale, competenze trasversali per il fatto di essere comuni o comunque applicabili a tutte le professioni. Comunicazione, Empatia, Lavoro di squadra, Gestione dello stress, Creatività, Pensiero critico, Leadership sono abilità interpersonali, che permettono di interagire con le altre persone in maniera positiva e creativa, come il pensiero critico, il problem solving, il public speaking, il lavoro di gruppo, l’alfabetizzazione digitale, la leadership, l’etica del lavoro e la fluidità interculturale. È stato suggerito di incrementare l’interesse verso le soft skills perché potrebbero resistere meglio all’automatizzazione cui siamo destinati con l’applicazione della IA, rispetto alle competenze legate alla tecnologia. Ma avere entrambe le competenze vuol dire avere un valore professionale maggiore, che assicura una proficua futura carriera professionale, perché i selezionatori cercheranno chi avrà acquisito competenze professionali (tecniche) che dimostrerà di aver capacità che vanno oltre, di collaborazione, ascolto e adattamento rapido ai cambiamenti, che risponda positivamente in qualsiasi contesto, per raggiungere i risultati migliori.

Quindi sarà trainante e vincente possedere entrambe le competenze, quelle tecniche perché la maggiore conoscenza ci rende più sicuri nel campo professionale, avere le giuste soft skills perché consentono il salto in termini di creatività e innovazione.

Altra questione, poi, è come garantire il controllo dell’IA per assicurare il futuro della specie umana e prepararsi a gestire l’epocale cambiamento culturale che si prospetta. La conoscenza delle abilità tecniche e socio emotive fa sperare che le persone siano sempre utili e trainanti e le loro abilità empatiche siano sempre insostituibili rispetto agli strumenti e le opportunità offerte dalla IA. Per uno sviluppo sostenibile a sostegno del business, il ruolo delle donne nell’ambito delle soft skills presenta un vantaggio perché queste competenze non deve studiarle, le ha già, deve solo svilupparle e utilizzarle nel modo più appropriato ed applicarle alle competenze professionali che ha già acquisito. Lo scenario futuribile potrebbe essere quello di dover fornire funzioni di base che l’IA non è ancora in grado di fornire, a meno che non si riesca a dotare la macchina di menti umane e che possa utilizzare funzioni come empatia, creatività, adattabilità, giudizio, compromesso o risoluzione del conflitto. L’IA generativa richiede che le competenze si evolvano rapidamente navigando in un panorama più complesso e più esigente, richiede una comprensione più sofisticata perché a una conoscenza deve aggiungersi la capacità di applicazione nel contesto ampio delle culture dell’empatia, ma anche dell’adattamento e della connessione.

*Avvocato

Iscriviti alla Newsletter

1 commento su “SOFT VS HARD SKILLS: UN DIBATTITO IN CONTINUA EVOLUZIONE”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Scroll to Top