Fondazione Marisa Bellisario

QUALCHE RIFLESSIONE SUL DECLINO DEMOGRAFICO

di Gioia Vaccari*

I temi posti sulla demografia e le pari opportunità in Italia riguardano sia la situazione di costante declino dell’indice demografico, sia lo squilibrio di genere che vede l’Italia nel 2023 al posto 79 delle posizioni globali (Global Gender ranking). I due argomenti, di estrema importanza, sono connessi, ed evidenziano situazioni da affrontare con misure di sostegno.

Per il calo demografico è sufficiente leggere un recente articolo de Il Sole 24 Ore per avere il quadro di declino dell’indice demografico, tanto che da 59 milioni al gennaio 2022, si stimano 58,1 milioni nel 2030 e 54,50 nel 2050. È prospettata, se l’indice demografico continuerà a scendere, una popolazione di 45,8 milioni nel futuro 2080. Gli individui sopra i 65 anni sono stimati nel 2050 nella percentuale del 34,5% del totale. Ne è buon testimone il mondo del commercio che, già da diversi anni pubblicizza iniziative per le persone mature.

È comunque ben noto che non si fanno più figli e che le coppie che li fanno, in media, si limitano ad uno solo. La diminuzione della natalità riguarda anche le coppie extracomunitarie, prima prolifiche e che, nell’impatto con la nostra società, non danno più un apporto significativo.

Circa le misure di sostegno, quelle previste dalla legge di bilancio per il 2024 non appaiono sufficienti.

Al di là di tutte le misure accessorie favorevoli alla cura dei figli, come il congedo parentale, riformato dalla legge di bilancio 2024, le misure di sostegno alla natalità non convincono. Lo sgravio contributivo pensionistico per la mamma lavoratrice con due o più figli, l’assegno unico universale non costituiscono un vero incentivo. Circa i contributi pensionistici, questi agevolano l’occupazione e il suo mantenimento, ma non costituiscono un sostegno economico alle maggiori spese cui va incontro la famiglia della lavoratrice madre. L’assegno unico universale ha importi molto bassi e quindi non incentivanti.

Il modello da seguire dovrebbe essere quello francese, Paese in cui, dopo il calo demografico del 2023, sono state adottate misure significative di sostegno: premio alla nascita, assegno di base per un figlio sino all’età di 3 anni, congedo parentale di 6 mesi per entrambi i coniugi, assegni familiari con variazioni per l’assegno supplementare e l’assegno forfetario, assegno di sostegno per il single con figli a carico, integrazione della libera scelta della custodia del bambino sino a 6 anni per la coppia o per il single, premio di attività per i redditi modesti, quoziente familiare che prevede coefficienti di riduzione delle imposte con coefficienti crescenti in base al numero dei figli.

Insomma, bisogna spendere per misure che apportino un effettivo aiuto a chi intende far figli o adottarli e quindi consentire alle giovani coppie di lavoratori, ed anche ai giovani single, di essere effettivamente sollevati dagli oneri economici connessi alla nascita e al mantenimento di un figlio. Con una efficace politica di incentivi soddisfacenti potrà essere indotto a riflessione anche chi non vuole figli per scelta.

La politica di sostegno deve essere necessariamente onerosa per lo Stato e va decisa con il coordinamento con le Regioni e per quanto riguarda gli asili nido con i Comuni.

Occorre poi una programmazione a lungo termine, non essendo a breve superabile il calo demografico.

Tutto questo non trova una attuale programmazione e purtroppo, in sua assenza, è molto probabile che il calo demografico nel nostro Paese prosegua senza sosta.

*Avvocato

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