Fondazione Marisa Bellisario

I SOLDI NON FANNO LA NATALITÀ. LA PARITÀ DI CONGEDO FORSE SI

di Flora Mariani*

La prima volta che sono stata a Berlino, nel 2022, sono rimasta molto colpita dall’atmosfera accogliente e dalla sensazione di trovarmi in una città fatta a misura dei suoi abitanti. Ci ho messo un po’ a capire quale tra le tante differenze con Roma (la mia città), fosse la più significativa. Poi ho capito: intorno a me vedevo tantissime persone della mia età muoversi per la città con i figli al seguito: a piedi, sui tram, sulle cargo bike munite di carrozzina. La prima volta che ho visto un uomo spingere da solo un passeggino, non ho potuto fare a meno di domandarmi dove fosse la madre.

Mi sono immediatamente pentita di quel pensiero, così poco paritario, ma mi sono anche chiesta: quanti uomini si vedono portare a spasso da soli i propri figli, a Roma? Nella mia esperienza pochi. Non credo che dipenda da una mancanza di volontà da parte dei padri, piuttosto da una mentalità che impone al padre di essere accessorio al ruolo della madre o come spesso si sente dire: di aiuto. Questo sentimento sociale certamente è confermato dal periodo di astensione dal lavoro previsto per chi diventa genitore nel nostro Paese: alla madre spettano 5 mesi, da dividere nel pre e post parto, al padre spettano 10 giorni. In 10 giorni quel che può fare è contribuire affinché la madre sia riaccolta in casa. Non è un tempo che faccia intendere come paritario e collaborativo il ruolo dei due genitori.

L’Italia, tra i paesi dell’Unione Europea, è quello con il tasso di fertilità più basso, superiore solo a quello di Spagna e Malta. Un altro dato interessante è l’età media delle madri alla nascita del primo figlio che, in Europa, è di 29,7 anni e in Italia e in Spagna supera i 32 anni. Questi due dati sono sufficienti a delineare lo scenario preoccupante che spinge i governi a cercare soluzioni per incoraggiare le famiglie italiane a fare più figli. Gli incentivi purtroppo sono, quasi sempre, solo di natura economica.

Eppure non è solo la preoccupazione economica a ritardare la scelta di fare un figlio. Spesso le donne sono poste di fronte a un bivio tra carriera e famiglia: nel 2022 sono circa 45mila le donne che hanno lasciato il lavoro alla nascita del primo figlio, contro circa 16mila uomini. A 34 anni ho una posizione lavorativa che mi permette di guardare al futuro immaginando di realizzare le mie ambizioni. Nel mio caso, il principale ostacolo al desiderio di maternità è la consapevolezza che potrei perdere le opportunità faticosamente guadagnate in questi anni. Avrei diritto a stare a casa con il mio neonato per tre, quattro o cinque mesi, ma poi chi se ne prenderebbe cura? Se non ci sono i nonni e se la tata è una scelta troppo onerosa, ma soprattutto alienante, potrebbe occuparsene il padre? Si, per 10 giorni, a patto che non li abbia già usati per aiutarmi nel rientro a casa. Oppure il padre potrebbe lasciare il lavoro per dedicarsi alla famiglia mentre io mi reinserisco nel mio ruolo, ma questa scelta avrebbe senso per l’economia della coppia solo se il mio stipendio fosse superiore al suo. L’Osservatorio sui lavoratori dipendenti del settore privato dell’Inps registra un gender pay gap di 7.922 euro (la retribuzione media annua è di 26.227 euro per gli uomini e di 18.305 euro per le donne). Anche quando è la donna a portare il reddito maggiore all’interno della famiglia, su di lei grava il giudizio di un datore di lavoro che vede una risorsa a metà: metà dipendente e metà (potenziale) madre.

Chiedere se si abbia intenzione di fare una famiglia è vietato in sede di colloquio, come le domande sull’orientamento religioso o sulle disabilità mentali, perché si teme una discriminazione del candidato. Allo stesso tempo, la disparità di congedo garantita ai neo genitori rende quella dell’uomo un’assunzione che comporta minori rischi di discontinuità lavorativa, nel caso voglia avere figli. In Germania i genitori ricevono un’indennità di congedo della durata complessiva di 14 mesi: spetta a loro stabilire come suddividerli all’interno della coppia. Forse uno tra gli strumenti più efficaci per convincerci a fare dei figli è sapere di poter dividere i carichi e la gestione familiare con l’altro genitore e quindi che, se vorremo tornare al nostro lavoro, sarà il padre a spingere il passeggino.

*Relazioni Esterne e Comunicazione Formiche

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