Fondazione Marisa Bellisario

PARITA’ DI GENERE SALARIALE: UN TRAGUARDO STORICO AL PARLAMENTO EUROPEO

di Anna Cinzia Bonfrisco*

A parità di lavoro, corrisponde parità di retribuzione. Questo principio è il caposaldo della lotta di noi donne europee contro le ingiustizie e gli squilibri della società che ancora oggi persistono. Pertanto il voto positivo, a larga maggioranza, del Parlamento europee sul Gender pay gap è un’ottima notizia per rompere il soffitto di cristallo che ancora vincola donne e ragazze.

Infatti, il divario retributivo di genere è una piaga che persiste in tutta l’Unione europea e si attesta intorno al 13%, con notevoli differenze tra i Paesi membri. Questo significa che in media per 1 euro guadagnato da un uomo, una donna guadagna 0,87 euro. Un divario che si colma al passo lentissimo di 2,8 punti percentuali in 10 anni. In Italia, grazie alle battaglie di Lella Golfo e della Fondazione Bellisario, il gap è del 5%.

La nuova normativa votata dal Parlamento europeo è innovativa perché imporrà alcuni obblighi. Innanzitutto, il segreto salariale sarà vietato. I lavoratori e i loro rappresentanti avranno il diritto a ricevere informazioni chiare ed esaustive sui livelli retributivi individuali e medi, suddivisi per genere. Inoltre, tanto meno i lavoratori saranno impediti di divulgare tali informazioni. Proprio il principio della trasparenza è fondamentale per sconfiggere il divario di genere che ancora riguarda le nostre società.

Importante è anche la dimensione della prevenzione che questa normativa intende attuare. Dal punto di vista del trasferimento dell’onere della prova, “per quanto riguarda le questioni relative alla retribuzione, l’onere della prova passerà dal lavoratore al datore di lavoro. Se un lavoratore ritiene che il principio della parità di retribuzione non sia stato applicato e porta il caso in tribunale, la legislazione nazionale dovrà obbligare il datore di lavoro a dimostrare che non c’è stata discriminazione.”

Infine, gli Stati membri dell’Unione europea dovranno introdurre sanzioni efficaci, proporzionate e dissuasive, ad esempio ammende, per i datori di lavoro che non rispettano le regole, a cominciare dal risarcimento.

Ora sarà il Consiglio che dovrà approvare formalmente l’accordo prima che il testo sia varato e pubblicato nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.

Questo voto rappresenta un traguardo storico per tutte noi. È la prima volta che in Europa, in maniera inequivocabile, i cittadini vengono responsabilizzati, riconosciuti e protetti in nome della parità salariale.

*Europarlamentare

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