Fondazione Marisa Bellisario

CIAO ELENA

Venerdì se n’è andata una compagna di vita e di battaglie politiche, una socialista vera, una pioniera delle battaglie per la parità: Elena Marinucci. Le più giovani forse sanno poco di lei ma Elena è nel novero delle donne a cui dobbiamo dire grazie. Noi donne e il Paese tutto.

I ricordi che mi legano a Elena sono tanti, fatti di complicità, affetto, stima. Di vera amicizia. Per me è stata l’amica, non un’amica. È stata la compagna di vita, di impegno, di viaggi, di risate, di pensieri e progetti sulla parità. Ci siamo conosciute durante le battaglie femministe per poi proseguire nel PSI. Elena divenne presto responsabile nazionale delle donne socialiste e proprio là la nostra amicizia si consolida. Nel 1982 grazie al suo sostegno nasce Buongiorno Primavera. Per il suo primo anniversario, mi scrisse una lettera, che conservo ancora e in cui mi chiama «piccola fatina infaticabile e creativa». La sua fiducia mi lusingò e mi diede il coraggio di andare avanti.

E da allora divenne il punto di riferimento costante, luminoso di una vita intera. Non credo di aver mosso passo negli ultimi 40 anni senza chiederle un parere, ascoltare le sue riflessioni, sempre sagge, sempre lungimiranti. Lei c’era sempre. A ogni evento, ogni convegno, ogni dibattito e non si è persa una presentazione del mio libro in giro per l’Italia.

Fu il primo Premio Bellisario, era il 1989. Quando pensai alla proposta di legge sulle quote di genere ne fu entusiasta.  Per due lunghi anni mi consigliò e incoraggiò. Nel mio discorso per l’approvazione alla Camera la ringraziai. Lei era in Aula, gli occhi lucidi come se quella legge fosse sua. E un po’ lo era. E ricordo anche quanto si arrabbiò per il voto contrario di Emma Bonino al Senato.

Elena era generosa, fedele, coerente, non guardava in faccia ai perbenismi e alle convenzioni. In uno dei miei viaggi ad Hammamet, Bettino Craxi mi disse di volerla vedere. Lei allora era parlamentare europea e quando glielo chiesi non ci pensò un attimo. Ricordo ancora quell’incontro così dolce e tenero per due personaggi con caratteri tanto forti. E ricordo che Bettino affidò a lei una lettera personale per Nilde Jotti, allora presidente della Camera.

Elena faceva quel che voleva e credeva, sempre. E forse quello era il filo invisibile che ci ha legate per più di 40 anni. Insieme a un sano germe di follia! Penso al nostro viaggio in Afghanistan. Elena aveva detto al marito  Nello che era alle terme per riposarsi o quando in Cina ci arrivò la notizia della morte di Alma Cappiello e il primo pensiero fu: adesso Nello capisce tutto ma poi al telefono lui le disse: Ma mi facevi così scemo? Lo so che sei con la tua amica Lella! Quanti viaggi. In ognuno abbiamo sempre raccolto il lato sociale ma anche tanta carica per le nostre battaglie. Eravamo curiose, affamate di vita e di esperienze e in viaggio ritornavamo ragazzine.

La Senatrice, il sottosegretario, l’europarlamentare, Presidente della prima Commissione Pari Opportunità nel lontano 1984. Elena fu tutto questo ma fu tanto altro e di più. È stata una madre affettuosa, una nonna amorevole ed è bello pensare che fino all’ultimo istante sia stata circondata dall’affetto incondizionato delle nipoti e nipotine. Elena è stata un esempio, un modello, una donna dall’intelligenza lucida e disarmante. Aveva una dote rarissima: il senso della responsabilità collettiva, non solo personale. La sua è un’eredità politica e morale che mi impegnerò a ricordare e testimoniare. Ironica, visionaria, spiritosa, forte e inflessibile contro le stupidità del mondo. Lei ora farebbe una battuta delle sue, e sdrammatizzerebbe anche il suo addio, con un sorriso largo e contagioso dei suoi.

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