Fondazione Marisa Bellisario

LE DONNE SANNO PARLARE E USARE AI E GenAI

di Paola Scarpa*

Ho avuto il piacere di partecipare all’evento di “Donne Economia e Potere” a Palermo. Non è la prima volta che intervengo ed è un piacere confrontarsi con professionisti (anzi professioniste visto che la percentuale femminile per una volta è più alta di quella maschile) su temi così importanti per l’Italia.

Al nostro tavolo abbiamo affrontato un tema molto dibattuto negli ultimi mesi: GenAI, ovvero Intelligenza Artificiale Generativa. Lo abbiamo affrontato dal punto di vista scientifico e teorico e dal punto di vista di implementazione pratica, grazie alla presenza di professioniste/i che con la GenAI e l’AI ci lavorano tutti i giorni. È stato un piacere confrontarsi con Roberta Cocco, Elettra Damaggio, Daniele Nardi, Raniero Romagnoli, Sergio Bellucci con la valida e piacevole moderazione di Alessio Jacona.

Abbiamo sfatato un primo mito: le donne a differenza di quello che dicono le statistiche, sanno parlare e usare AI e GenAI. Al nostro tavolo per alzata di mano la maggior parte di noi ne fa uso, chi per lavoro, chi per diletto. Eppure Alessio ci ha riportato il dato del gap di women vs STEM – poche donne in aziende STEM e poche con ruoli a contenuto tecnologico.

Sia io sia altre managers con me al tavolo continuiamo a essere ottimiste e riteniamo anzi che GenAI ha reso ancora più accessibile l’Intelligenza Artificiale. Non bisogna avere una laurea in STEM per utilizzare applicazioni GenAI. La tecnologia è vincente quando è pervasiva e semplice da usare. In BCG diciamo sempre che il cambiamento è dato dal 30% da tools e tecnologia, ma la vera sfida risiede nelle persone, perché il 70% del successo di nuove iniziative risiede nelle change management, nella voglia di cambiare e di abbracciare un nuovo modus operandi.

Ed è cosi anche per AI e GenAI, che mi piace rappresentare per semplicità come l’emisfero sinistro e destro del nostro cervello: l’analiticità e la creatività al servizio dell’uomo.

Quanto è pervasiva l’Intelligenza Artificiale oggi nelle aziende nel mondo?

Secondo uno studio di BCG, che ha valutato la maturità dell’AI in oltre 2700 aziende nel mondo, non siamo ancora a metà del percorso (lo score medio è 40 su 100). Eppure, le aziende leader nell’adozione della Intelligenza artificiale hanno risultati economici migliori delle altre.

Il 25% nel percentile più alto rispetto a chi sta nel 25% più in basso, grazie all’investimento maggiore in AI (in genere il 4% delle revenue contro il 2,7% di chi sta nel percentile più basso), porta a casa una crescita maggiore di fatturato, di ebit e di valore di impresa (1,6/1,5/1,7 volte rispettivamente).

La nostra ricerca mostra che i leader nella scalabilità e nella generazione di valore dall’intelligenza artificiale fanno tre cose meglio di altre aziende:

  • Danno priorità ai casi d’uso a maggiore impatto e li scalano rapidamente per massimizzare il valore.
  • Rendono i dati e la tecnologia accessibili in tutta l’organizzazione, evitando silos tecnologici e database non condivisi che impediscono la scalabilità.
  • Riconoscono l’importanza di leadership e dipendenti allineati che creano e sfruttano l’intelligenza artificiale e supportano il personale che promuove la collaborazione e la distribuzione agile dei prodotti end-to-end (in coerenza che il 70% del successo del cambiamento dipende dalle persone e non dalla tecnologia)

Ma di fronte a questa vista, i lavoratori oggi come vedono AI e GenAI?

Una altra ricerca di BCG su migliaia di lavoratori in diversi paesi nel mondo mostra un aumento di ottimismo, complice l’ingresso di GenAI che ha appunto “democratizzato” l’uso della Intelligenza Artificiale.

In Europa noi italiani siamo i più ottimisti e quelli che hanno meno dubbi sull’adozione di AI e GenAI. Forse perché, se ripercorro altre innovazioni tecnologiche come l’avvento del cellulare, siamo un popolo a cui piace sperimentare ed essere tra gli “early adopters”.

Se guardiamo all’impatto sui posti di lavoro, sicuramente qualche preoccupazione l’abbiamo anche noi, anche se più bassa rispetto a colleghi esteri… Il 39% di noi italiani teme che il proprio lavoro non sarà lo stesso ma questo non si traduce in timore di perdere il lavoro, perché il 77% si aspetta che il proprio lavoro cambierà e che i vantaggi saranno superiori agli svantaggi per il 78% degli intervistati.

Per rendere pervasiva questa rivoluzione tecnologica è necessario che i Leader di aziende pubbliche e private creino le condizioni ottimali lavorando su 3 pilastri:

  1. Test&learn. Creare un ambiente di lavoro che permetta la sperimentazione, l’errore, per poi definire e selezionare gli use cases più profittevoli;
  2. Upskilling continuativo. La tecnologia non va a gradini ma è in continua evoluzione e solo un training “always on” puo’ aiutare. Lasciare sempre tempo per la formazione all’interno dell’orario di lavoro è una condizione imprenscindibile per il futuro successo;
  3. AI (e GenAI) Responsabile. Vorrei spendere qualche parola in più su questo ultimo pilastro. L’intelligenza artificiale responsabile è valutata da molti esclusivamente in ottica di compliance, mentre in realtà rappresenta un insieme di fattori abilitanti verso l’innovazione. Le iniziative RAI possono infatti rappresentare il quadro di riferimento sia per chi crea strumenti di intelligenza artificiale che per chi li utilizza, aiutando entrambe le parti a confrontarsi positivamente con la regolamentazione. Questo aspetto è rilevante soprattutto per le aziende italiane che si trovano ad operare in un contesto regolamentare molto attento alle dinamiche di sviluppo delle nuove tecnologie e del loro impatto sulla privacy degli utenti.

Definire un quadro comune e condiviso potrebbe quindi richiedere del tempo, ma le aziende possono contribuire a plasmare il panorama normativo piuttosto che esserne sopraffatte, se si attivano nell’immediato.

*Managing Director and Partner Boston Consulting Group

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6 commenti su “LE DONNE SANNO PARLARE E USARE AI E GenAI”

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